Il primo tassello è caduto. Ora non resta che attendere. Perché se la rivoluzione giallorossa è ufficialmente iniziata, questa non può non proseguire con il nome del nuovo ds o gm, a seconda della nomina che a Trigoria vorranno affibbiargli. Toccherà quindi al Massara, Modesto, Ribalta o Vivell di turno confermare Mourinho o scegliere il tecnico che lo succederà. Non fosse così, si partirebbe con il piede sbagliato ripetendo l'errore di tre anni fa quando Pinto - che appena insediatosi si era affrettato a spiegare in camera caritatis ai media il suo progetto (sostenibile, fondato sui giovani e su un allenatore non accentratore e autoritario) - venne sorpassato a destra dalla decisione dei Friedkin di prendere lo Special.
Tempistiche sbagliate
Quello che sorprende, come al solito nella Roma, sono le tempistiche sbagliate.
I giocatori che andranno via
Quello della scadenza è un tema che si ripete a Trigoria. Lo sono Mourinho, il segretario Lombardo (prossimo all'addio anche lui a fine stagione), il portiere titolare Rui Patricio, l'esterno sinistro Spinazzola, i prestiti Sanches, Kristensen, Azmoun e Lukaku, lo era Pinto. Tra l'altro che il gm avesse deciso di salutare a fine sessione, non è stata una sorpresa. Il portoghese lo confidava agli agenti e ai dirigenti con i quali si confrontava quotidianamente, incurante - avendo ormai deciso di andar via - che l'indiscrezione circolasse.
Il post Tiago Pinto
Per questo sorprende che i Friedkin, sempre molto reattivi negli switch tra il passato e il presente (Fonseca-Mourinho, Berardi-Souloukou, tanto per citare i più significativi) abbiano voluto prendere tempo per rendere noto l'erede. Tira un'aria strana nella Roma. Come se ogni parte in causa stia pensando più ai propri interessi che a quelli comuni e il tutto all'alba di una settimana cruciale per la rincorsa alla Champions (Atalanta e Milan) e il derby di coppa Italia. Lo ha fatto Pinto non aspettando la fine del mercato e annunciando subito la separazione dal club (cosa cambiava farlo il 3 febbraio?). Lo sta facendo da tempo Mourinho che continua a inviare messaggi trasversali alla proprietà che lo riguardano sempre in prima persona. Prima tirando in ballo i tifosi: «Sono il cuore del club anche se la proprietà è sovrana. Tuttavia se fai qualcosa che piace a loro alimenti la passione e l'amore».
Mourinho
Riferimento che solo i più ingenui hanno pensato fosse diretto esclusivamente al Bonucci sì-Bonucci-no e che non lo riguardasse in prima persona. L'ultimo in ordine cronologico ai Friedkin («Mi fido che non stiano parlando con nessuno, per una questione di reciprocità») è sembrato un avviso ai naviganti. Due le possibili interpretazioni: 1) So che vi state guardando in giro, sarebbe gradito esserne messo a conoscenza 2) Avevamo un patto, rispettatelo. Quale sia l'esegesi, si può cambiare progetto, rinunciare ad uno dei tecnici più vincenti della storia del calcio e/o ricominciare da capo: l'importante è essere chiari. Lo fu Viola ai tempi di Radice. Può esserlo anche Friedkin. Con Mourinho e con la piazza. L'importante è che rivoluzione non faccia rima con smobilitazione.