SVILAR
Accarezzato prima da un tiro di Orsolini, poi da un altro di Dominguez, lui controlla un po’ tutto con molta facilità e grossi interventi non ne deve fare. Un difetto: le uscite. Pure lui, come Rui Patricio, si pianta spesso sulla linea della porta e qualche pallone innocuo diventa pericoloso.
Dà una mano - da centrale di destra - a Missori, che da quella parte si ritrova un Barrow che spesso viaggia come un treno. Ha tempo per gettarsi in avanti e buttare dentro qualche pallone, poco interessante. Il suo secondo tempo è subito al risparmio: Mou gli fa prendere fiato dopo nove minuti, aveva accusato un fastidio al flessore, e non era il caso di rischiare ulteriormente.
Ormai dove lo metti sta e il rendimento non ne risente. Parliamo di un calciatore che, a parte un paio di partite saltate per squalifica, le ha giocate tutte tutte e quasi sempre per intero. E continuerà a farlo, perché Mou lo considera “centrale”, in tutti i sensi e luoghi. Manca un altro sforzo, resista sig. Bryan.
Stavolta non stecca, non si deconcentra, non balla, è sempre attento nell’anticipo (a volte rude) e pronto alle ripartenze palla al piede. Orsolini combina poco e questo è merito (anche) suo.
Esordio dal primo minuto per questo romanista classe 2004. Aveva davanti il velocista Barrow e tiene botta, con l’aiuto dei compagni. Manca nella seconda fase, ma non si può chiedere tutto e subito. Diciamo che la “prima” è andata senza patemi.
Deve allenarsi giocando, e a Bologna lo fa per quasi un’ora; il tempo stringe e giovedì ci sarà bisogno della sua classe ed esperienza. Non è dato sapere in che condizioni sarà in Germania, di sicuro avrà un po’ di benzina in più. Da preservare.
Gestisce il pallone con personalità, lui che dei giovani è il più “esperto”. Non soffre i contrasti ed è sempre a testa alta a chiamare la palla. Quando Wijnaldum si va a guadagnare un calcio di punizione dal limite dell’area, lui si rivolge a Cristante e chiede “posso tirare?”. Sul pallone, invece, vanno Zalewski (che calcerà) e Solbakken. Evidentemente Bryan ha detto no. C’è tempo. E davanti ne ha tanto.
Fa legna, conquista palloni e a volte li ridistribuisce non in maniera del tutto pulita. Chiude con un fallaccio che gli costa il giallo.
Si fa notare per qualche spunto in velocità e per una punizione calciata bene, ma che finisce alta di poco. In ripresa.
Si muove molto - da seconda punta - su tutto il fronte d’attacco, regalando qualche spunto degno. Uno: l’assist per Belotti sotto porta. Due: incursione con tanto di tunnel su avversario in piena area di rigore. Poi, scoppia a Mou lo richiama in panchina.
Eroico e impreciso. Lotta come sempre, corre tanto come al solito, prende colpi, mette a dura prova le sue costole. Poi, ha il momento in cui può scrivere un pezzo di storia, per sbloccarsi (finalmente) e che cosa succede? Fallisce un gol, tirando con poca convizione in bocca a Skorupski, dopo un assist perfetto di Solbakken. Campionato stregato, il suo, se parliamo di reti segnate: zero.
Entra bene. Sfiora il gol in mischia nei minuti finali. Anche lui tra quelli messi inizialmente a riposo per il Bayer.
Corre tanto e morde come sa fare. Più di altre volte, cerca continui inserimenti in area. Alla Perrotta.
Presenza più corposa rispetto a Belotti, con sprazzi di tecnica in più. Mou trema quando si tocca l’inguine.
Porta un po’ di qualità nel finale, Mourinho prova a vincere la partita, magari sfruttando qualche palla inattiva. E dai suoi piedi, partono un paio di cross pericolosi.
Un quarto d’ora abbondante per tenersi in forma in vista della sfida di giovedì con il Bayer.
MOURINHO 6
Scelte coraggiose ma per Mou contava solo il Bayer.
ORSATO 5
Gomitata di Sosa a Solbakken, poi di Lykogiannis a Ibañez, forse più evidente della prima: dice no in entrambi i casi. Non fischia falli evidenti.