Arriva l'ultra-banda per le famiglie, basterà un secondo per scaricare un film: cos'è e come funziona

Con la diffusione altro obiettivo Ue della rete a 5G, quel file potremo scaricarlo in circa un secondo

Arriva l'ultra-banda per le famiglie, basterà un secondo per scaricare un film: cos'è e come funziona
di Raffaele D'Ettorre
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Mercoledì 7 Febbraio 2024, 06:09 - Ultimo aggiornamento: 09:56

L'Europa sta spingendo per portare alle famiglie una connessione più veloce, con reti che possano consentire il download di dati a una velocità fino a 1 gigabit al secondo. Cosa cambia per le famiglie? Facciamo due conti: mediamente dieci minuti di video in streaming hd pesano 350 mega. Con una connessione da 20mbps ancora diffusa in molte realtà rurali italiane per scaricare quel file ci vogliono mediamente 2 minuti e 20 secondi. Con una connessione a 1 gigabit quel tempo scende drasticamente: meno di due secondi. Con la diffusione altro obiettivo Ue della rete a 5G, quel file potremo scaricarlo in circa un secondo.

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RAGGIUNGERE LE AREE REMOTE

Un gap straordinario rispetto alla media attuale. Ma è presto per festeggiare, perché alcuni dispositivi specie i pc più anzianotti o gli smartphone di vecchia generazione dovranno necessariamente essere aggiornati per sfruttare l'intera larghezza di banda, per la quale servirebbero inoltre delle schede di rete o degli smartphone appositi. Ma con gli aggiornamenti giusti, i vantaggi sarebbero evidenti in moltissimi ambiti. In ufficio e nelle aziende, innanzitutto. La banda larga infatti aiuta a snellire il carico quando ci sono tante postazioni a chiedere l'accesso alla Rete, e aiuterebbe a smaltire la pesantezza di siti web, allegati email e trasferimento dei files (compreso anche lo streaming) in contesti di sovraffollamento.
Una diffusione capillare della banda ultralarga potrebbe aiutare quindi la transizione digitale delle imprese e farci guadagnare qualche posizione nella classifica pubblicata lo scorso anno dal centro di ricerca Cable.co.uk, dove l'Italia è 61esima al mondo per velocità di connessione con una media di 36,69 Mbps, appena sotto a Bulgaria e Malesia. Ma raggiungere lo standard di 1 giga non sarà di alcun aiuto se prima non avremo risolto alcuni importanti problemi strutturali che affliggono la nostra penisola.
Primo fra tutti quello del digital divide, una realtà ancora drammaticamente presente in particolar modo nei Paesi dell'Est e del Sud Europa (Grecia, Portogallo e sud Italia su tutte), dove la rete internet risulta ancora inaccessibile mediamente per l'80% delle famiglie, contro esempi virtuosi come la Svezia e la Germania, che sfiorano il 100% della copertura. Sul suolo italiano circa il 10% delle famiglie non ha ancora accesso ad Internet, e la diffusione dei servizi di banda larga ad almeno 30 Mbps copre solo il 66% del territorio nazionale. L'Ue è al lavoro, il governo italiano anche e per chiudere il gap nel Pnrr ha già previsto 6,71 miliardi di euro per portare la connettività a 1 Gbps su tutto il territorio nazionale entro il 2026.
Ma c'è un altro problema più grande che investe le zone rurali italiane, dove la copertura è ferma al 22% e dove le stesse abitazioni specie se a più di un piano rendono complicata la posa dei cavi. Se il 5G non ce la facesse, rimangono attive le opzioni satellitari. Prima fra tutte Starlink, il sistema di connessione satellitare di Elon Musk attivo in Italia dallo scorso anno. I costi al pubblico però sono ancora troppo alti in rapporto alla velocità offerta: 719 euro per attivare il servizio, poi 99 euro al mese per una linea che sfiora appena i 100 mega.
L'obiettivo numero uno qui da noi quindi però, più che un aumento della velocità media, riguarda principalmente la riduzione della disparità nell'accesso e nell'alfabetizzazione digitale tra centri urbani e aree rurali.

I POSSIBILI EFFETTI

Perché superare questo divario è importante per la nostra economia? Ce lo dice una ricerca di The European House Ambrosetti ed EOLO, secondo la quale la diffusione della banda larga su tutte le province del territorio italiano porterebbe infatti a una crescita del Pil del 3.5%, facendo crescere la produttività media per lavoratore di 203 euro all'anno.
Lo studio sottolinea inoltre come, nelle aree italiane caratterizzate da digital divide, il rischio di disoccupazione per lunghi periodi sia pari al 45%, contro il 6% delle aree connesse.

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