F-35, Ali e parte della fusoliera si costruiscono in Italia, a Cameri il superjet di quinta generazione

Un F35 in volo insieme a due F16
di Enzo Vitale
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Sabato 21 Luglio 2018, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 17:41
dal nostro inviato
CAMERI L'astronave aliena catturata dagli americani nell'ormai lontano 1947 non si trova all'interno dell'area 51 del deserto del Nevada. L'incredibile velivolo, naturalmente, non esiste checchè ne dica uno dei protagonisti del film Indipendence day, ma i dubbi non sono mai abbastanza. E a dire il vero un apparecchio del genere esiste ma non arriva certo da un altro pianeta. E' di provenienza terrestre e, alcune parti (ali e pezzi della fusoliera), si costruiscono in Italia. Precisamente vicino a Novara, nello stabilimento Faco di Cameri gestito dalla Divisione Velivoli di Leonardo. Nel recente passato il progetto del nuovo velivolo Lockheed Martin aveva suscitato numerose polemiche tanto da indurre il governo italiano di allora a ridurre notevolmente la commessa dei superjet, inizialmente prevista in 131 esemplari, a un numero ancora da stabilire considerato il rallentamento del programma. L'F35 prenderà il posto dei più vetusti Tornado e Amx dell’Aeronautica e sostituirà anche gli Harrier a decollo verticale sulle portarei della Marina militare.


CAMERI, STABILIMENTO DA TOP GUN
Lo stabilmento di Cameri è una sorta di Fort Apache nella campagna torinese. Filo spinato, cancelli, sorveglianza e guardie giurate in ogni angolo. Prima di arrivare nel sito, sulla rotonda che conduce agli stabilimenti, un vecchio F 86 Sabre dell'aviazione italiana fa bella mostra di se': «Sì, era un gioiello della nostra Aeronautica -dice un pilota che accompagna il gruppo alla visita allo stabilimento-, ma naturalmentem ora è un cimelio visto che non vola più da anni. Dovrebbe essere uno dei pochi esemplari rimasti ed è diventato il monumento della rotonda» .
Controlli e guardie giurate dicevamo, del resto si tratta di un sito che realizza il superjet più tecnologico della Terra e quindi le misure di controllo non sono mai abbastanza. I circa 700 dipendenti del sito sono giovani e provengono, soprattutto, dagli Istituti superiori della zona. Le strutture sono state costruite a tempo di record: in tre anni, dal 2013 al 2015, sono spuntati i quattro capannoni dove vengono realizzati ali e parte della fusoliera, una gestazione, manco a farlo apposta, che dura circa 9 mesi e mezzo. Ogni zona, ironia della sorta, è caratterizzata dalla lettera F,  in quella denominata F16, che nulla ha a che fare con l'aereo Usa da combattimento multiruolo ancora operativo in diverse Aviazioni del mondo, vengono assemblate le ali del nuovo super jet.
Intanto lo scorso gennaio il Ministero della Difesa ha ricevuto anche  il primo F-35B STOVL (Short Take-Off/Vertical Landing) - primo velivolo del genere ad essere costruito fuori dagli Usa – che sarà destinato ad equipaggiare la Marina Militare.

(I responsabili della Faco illustrano le caratteristiche dello stabilimento al gruppo di giornalisti scientifici dell'Ugis)


F35, IL JET DI QUINTA GENERAZIONE
«l Lockheed Martin F-35 Lightning II, o Joint Strike Fighter-F35, è un caccia multiruolo monoposto di 5ª generazione, a singolo propulsore, con ala trapezoidale a caratteristiche stealth -precisano dal Ministero della Difesa il comunicato dell'Aeronautica militare-. Le sue capacità multiruolo lo rendono utilizzabile per compiti e missioni di superiorità aerea. Esistono tre versioni dell'F-35: una variante a decollo e atterraggio convenzionale (F-35A - Conventional Take Off and Landing), una variante a decollo corto e atterraggio verticale, per poter operare da portaerei di dimensioni ridotte come la portaerei italiana Cavour (F-35B Short Take Off And Vertical Landing) e una variante per l'uso su portaerei convenzionali dotate di catapulte (F-35C - Catapult Assisted Take Off But Arrested Recovery)».

(Un F35 prima del decollo)

Qual è il rapporto di un pilota con aereo così sofisticato?
«Pilotare un jet di V generazione Il pilota si trova improvvisamente immerso in un universo di informazioni che sono organizzate logicamente da un algoritmo (denominato sensor fusion) ed in base alle priorità desiderate in quel particolare momento. Tali informazioni sono proiettate sia su schermi ad alta risoluzione (di tipo glass cockpit) completamente riconfigurabili in base alla missione che si sta volando, che sul visore del casco rendendo il pilota un ulteriore sensore connesso al sistema d’arma F-35. Il pilota di un F-35 è “connesso” con un datalink ad alto scambio dati (paragonabile a una connessione di tipo fibra) a tutti gli altri piloti F-35 della sua formazione con cui condivide in tempo reale.  Le caratteristiche di un pilota F-35 sono le stesse di ogni pilota militare da assegnare ad una delle linee di volo da combattimento ad ala fissa dell’AM. Il numero di piloti sarà crescente coerentemente con il numero di velivoli che saranno consegnati alla Difesa nel tempo. Il pilota, rispetto ai jet di IV generazione, detiene la totale conoscenza e consapevolezza della situazione tattica della sua area di responsabilità, una conoscenza profonda di un sistema complesso in continua evoluzione (battlefield) che gli permette di prendere decisioni corrette al momento giusto ed in linea con gli obiettivi politico-militari. Tale livello di consapevolezza, mai raggiunta prima su un assetto tattico, ha effetti benefici determinanti sulle truppe terrestri e sulle forze navali che possono godere di un supporto ognitempo ancora più efficace anche in condizioni non permissive (presenza di minacce che potrebbero comprometterne l’incolumità)».

Le prime impressioni, dunque?
«L’F-35 – secondo l’impressione dei piloti e degli ingegneri -  apre una nuova era nel panorama aeronautico: il sistema d’arma non è più un velivolo che viene utilizzato per una particolare missione ma una serie di sensori racchiusi in una macchina superiore che danno l’opportunità al Paese di godere di un mezzo che garantisce l’Information superiority a livello tattico.
Tali capacità portano il pilota ad acquisire una mentalità innovativa e un nuovo approccio al volo che permette alle Forze armate (Aeronautica e Marina) di essere flessibile, dinamica e resiliente permettendo quindi di essere sempre pronta e rispondente alle necessità di sicurezza per il Paese e questo racchiude in estrema sintesi cosa vuol dire essere pilota di un F-35.
L’F-35 è il primo velivolo di quinta generazione acquisito dall’Aeronautica ed è attualmente in forza al XIII Gruppo volo del 32° Stormo. Il velivolo ha consentito un salto tecnologico prima impensabile, condensando in un solo sistema d’arma capacità che precedentemente erano distribuite tra diversi assetti di Forza Armata. Volare su un sistema d’arma di nuova generazione come l’F-35, rappresenta la massima aspirazione per ogni pilota militare».



(Il confronto tra un Harrier e un F35, fonte-credit  Us Military News)

Aeronautica, Esercito e Marina ormai sono diventate i sogni nel cassetto di tanti ragazzi. I giovani fanno a gara per partecipare ai concorsi, com'è la situazione rispetto a un tempo?
««Tutte le Forze Armate esercitano un particolare fascino sui giovani. A 14 anni dalla sospensione della Leva obbligatoria, la figura del militare è caratterizzata da una grande professionalità messa in evidenza in tutte le occasioni in cui la Difesa è stata chiamata a rispondere alle esigenze del Paese, anche a livello internazionale. Oggi i giovani scelgono con convinzione non solo le prestigiose Accademie militari  ma tutte le opportunità  professionali offerte dalla Difesa. E’  anche vero che oltre ad una solida preparazione culturale e tecnica lavorare nelle forze Armate consente l’immediata indipendenza economica. Tuttavia chi chiede di indossare le stellette  non cerca solo un posto di lavoro ma accetta di confrontarsi con una professione impegnativa e dinamica svolta spesso in contesti internazionali. Ascoltando i giovani militari, ciò che emerge è il senso di appartenenza e la volontà di mettersi al servizio della comunità».
 
Torniamo agli F 35, quali saranno i compiti che gli verranno affidati. Ci saranno altri aggiornamenti del velivolo?
«La capacità di combattimento prevista al termine della fase di sviluppo, resa disponibile con il rilascio delle capacità del Blocco 3F,  è in grado di fronteggiare efficacemente le attuali minacce. Il velivolo è stato studiato, progettato e costruito per poter facilmente ed efficacemente essere soggetto ad aggiornamenti hardware e software periodici, che ne consentano l’incremento delle capacità operative man mano che i prodotti di nuova tecnologia maturino a sufficienza per essere impiegati. Questo consentirà al velivolo di rimanere al passo coi tempi e preservare il vantaggio capacitivo per tutto il lungo arco temporale (decine di anni) nel corso del quale rimarrà in servizio. Il piano di aggiornamento, che, come detto in precedenza, riveste un’importanza strategica fondamentale per la partnership e per il sistema d’arma F-35, c.d C2D2 (Continuous Capability Development & Delivery), si basa su un processo agile di rilascio di pacchetti software con frequenza semestrale, aggiornamenti hardware minori con cadenza annuale/biennale e aggiornamenti hardware sostanziali ogni 8-10 anni».
 
(I piloti dell'Aeronautica militare italiana che hanno compiuto il primo volo di un F-35A Lightning dall'Europa alla base aereonavale di Patuxent River in Usa, fonte Andy Wolfe / US Navy)

A Cameri vengono realizzati importanti pezzi del nuovo caccia, cosa si prospetta per il futuro nella base in provincia di Novara che una volta ospitava gli F 104?
«Il sito di Cameri, prossimo a Malpensa è al centro del triangolo industriale Milano-Genova-Torino. È sede da oltre trent’anni del 1° Reparto Manutenzione Velivoli (1° RMV) dell’AM, ente che ha la responsabilità della gestione e manutenzione delle flotte Tornado ed Eurofighter e che, grazie alle varie forme di cooperazione e partenariato Difesa-Industria, già implementate nell’ambito dei programmi succitati, è in grado di eseguire lavorazioni a livello industriale.
Nel disegno strategico della Difesa, con l’arrivo del velivolo F-35, il sito di Cameri è destinato a diventare un hub tecnologico per l’aviazione militare a livello internazionale».

Quindi possiamo dire che diventerà una specie di officina meccanica per la flotta degòi F35 europei?
«Vista la sua posizione e l'alta specializzazione del personale, si è perseguito il progetto di impiantarvi uno stabilimento Final Assembly and Check Out (FACO), ovvero uno stabilimento per l’assemblaggio finale dei velivoli. Lo stabilimento è stato poi convenientemente dedicato anche alla produzione delle ali (da parte Leonardo Divisione Velivoli e relativa filiera produttiva nazionale), avviando così la commessa industriale di maggiore volume per l’industria nazionale.
Non va dimenticato, inoltre, che il programma coinvolge una sessantina di PMI con forniture di lungo termine per componenti lavorazioni legate al velivolo, con effetti rilevanti per l’economia e l’occupazione. Lo stabilimento di Cameri è dimensionato per assemblare i velivoli italiani e quelli di altre nazioni, nonché per la manifattura della parte di struttura più pregiata e più significativa del velivolo, ovvero ali e parte della fusoliera centrale. La capacità produttiva massima dell’impianto industriale di Cameri si attesta su 2 velivoli/mese e 6 ali/mese. Le attività di assemblaggio dei velivoli sono iniziate il 18 luglio 2013 con l’avvio dei lavori di assemblaggio del primo velivolo italiano (AL-01 - F-35A).

Il ruolo degli americani?
«E' loro il personale del dedicato processo di selezione da parte del Dipartimento della Difesa americano (US DoD). Nel dicembre 2014, il sito industriale di Cameri è stato selezionato quale Regional Heavy Airframe Maintenance, Repair, Overhaul and Upgrade (MRO&U) per la flotta dell’area euro-mediterranea, per l’intero ciclo di vita del sistema d’arma. L’avvio delle attività di manutenzione presso lo stabilimento (Depot) di Cameri, gestite dalla Società Leonardo con l’assistenza tecnica della Lockheed Martin, è previsto per il mese di luglio 2018 (c.d. IDC - Initial Depot Capability). Il velivolo AL-05, attualmente assegnato al 32° Stormo di Amendola, sarà il primo ad essere sottoposto ad interventi di aggiornamento della configurazione presso l’MRO&U Depot di Cameri. Il primo velivolo di un paese straniero (Norvegia) è previsto in induzione presso il centro di manutenzione di Cameri a novembre 2019».
 

(La delegazione dell'Ugis, Unione giornalisti italiani scientifici, che ha fatto visita allo stabilimento della Faco a Cameri, insieme al generale Balestri e al responsabile dello stabilimento)

Attualmente sono molti i Paesi che si stanno concentrando per la realizzazione di nuovi velivoli, l'Italia sta pensando ad un suo velivolo di  tecnologia esclusivamente nazionale?
«Al momento, non si è a conoscenza di alcuna esigenza operativa in tal senso, tuttavia, volendo ipotizzare una tale possibilità, bisognerebbe innanzitutto partire dall’analisi delle tecnologie innovative necessarie e ragionevolmente raggiungibili nell’orizzonte temporale di riferimento; si comprenderebbe così che una singola industria nazionale avrebbe molte difficoltà in autonomia a sviluppare un velivolo da combattimento di 5° o 6° generazione in maniera indipendente considerando anche l’investimento economico e la competenza tecnica. L’unica prospettiva credibile e fattibile, ancorché ambiziosa, potrebbe essere quella di concepire e sviluppare un “Sistema d’arma militare da combattimento aereo” attraverso un consorzio Europeo formato dalle poche industrie Aerospaziali Europee più capaci».

Quindi in primis la parola d'ordine è ancora una volta Europa.....
«La prospettiva europea, oltre a consentire la sinergia tra i diversi paesi e la condivisione dei singoli know-how, darebbe una cornice di indirizzo politico unitario e una prospettiva di sostegno economico comunitario, che sono entrambi requisiti fondamentali per il successo di tale ambizioso programma. Questa prospettiva avrebbe importanti risvolti di politica militare UE, ma anche importanti risvolti strategici attinenti allo sviluppo economico dell’area UE, nonché rispenderebbe agli obiettivi della UE di acquisire autonomia strategico operativa ed autonomia tecnologico industriale previsti dalla EU Global Strategy approvata alla fine del 2016».

enzo.vitale@ilmessaggero.it
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