Missione Gaia: ecco l'identikit di quasi due miliardi di stelle della Via Lattea

La Via Lattea e le galassie vicine riprese da Gaia
di Enzo Vitale
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Mercoledì 25 Aprile 2018, 14:06 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 17:36
Fino a qualche decina di anni fa era un'isola misteriosa, un enorme agglomerato di centinaia di miliardi di stelle su cui non si conosceva pressoché nulla. Se poi consideriamo che nell'Universo esistono altri miliardi di galassie ci si rende conto che razza di librone ci si accinge a studiare.

Ma da tempo un novello Jules Verne fornisce dati importanti sulla nostra galassia, la Via Lattea, appunto. Si tratta della missione Gaia, il progetto dell'Esa (Agenzia spaziale europea) che si prefigge lo scopo di disegnare una mappa tridimensionale di questa enorme isola galattica di cui anche il nostro Sistema Solare fa parte. A bordo della sonda ci sono ci sono due telescopi e strumentazioni che dalla data del suo lancio, il 19 dicembre del 2013, scandagliano senza sosta un campo molto vasto del cielo.


(L'astrofisico dell'Inaf Mario Lattanzi)

PARLA IL COORDINATORE ITALIANO
«Finalmente -commenta Mario Lattanzi, responsabile nazionale della partecipazione italiana al progetto-, iniziamo a tuffarci negli immensi spazi della Via Lattea. Stiamo misurando porzioni di cielo con errori astrometrici al meglio dei 50 milionesimi di secondo d'arco, equivalenti alle dimensioni apparenti di una mela posta sulla Luna, la storia evolutiva della nostra Galassia e delle sue popolazioni non avrà più segreti in un raggio di oltre 13.000 anni luce dal Sole. Stiamo fornendo al mondo scientifico la  prima mappa stellare approfondita della nostra galassia».

(La Grande Nube di Magellano, una delle galassie più vicine alla nostra, osservata dal satellite Gaia dell’Esa)

LE STELLE DALLA A ALLA ZETA
Posizione nella galassia, variabilità nel tempo e della luminosità, colore, velocità radiale, temperatura superficiale e ancora tante altre caratteristiche delle stelle più vicine al nostro Sistema Solare. Una banca dati enorme che prima non esisteva e che è stata messa a disposizione dell'intera comunità scientifica internazionale. Ma c'è di più: nel corso della missione sono state misurate le posizioni di oltre 14 mila nuovi asteroidi e di mezzo milione di quasar nell’Universo più remoto.

«Queste ultime -commentano gli esperti dell'Inaf-, sono galassie assai distanti la cui enorme luminosità proviene dall’energia emessa dal loro buco nero centrale supermassiccio. Rappresentano la prima realizzazione nella banda della luce visibile del sistema di riferimento celeste per la navigazione spazio-temporale». L'enorme mole di lavoro si è resa possibile in circa 22 mesi, un data-base che spalanca la porta a nuovi studi con un dettaglio senza precedenti sulle stelle della Via Lattea, la loro distribuzione 3D e la loro evoluzione.

IL CONTRIBUTO ITALIANO
In "attacco" sono schierati Inaf (Istituto nazionale di Astrrofisica) con il coinvolgimento delle strutture di  Bologna, Catania, Firenze, Napoli, Padova, Roma, Teramo e Torino e L'Asi (Agenzia spaziale italiana) che ha messo in campo lo Space Science Data Center e il DPCT, il centro di processamento dati a Torino, l’unico in Italia dei sei complessivi sul territorio europeo, interamente dedicato alla validazione astrometrica e contenente tutti i dati di missione per un totale di 1,5 petabyte, ovvero 1,5 milioni di gigabyte .




 
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