Alex Juhasz il 20 settembre era stato affidato dal tribunale di Budapest al papà «con effetto immediato». Ma il 29 settembre il piccolo non è ancora tra le sue braccia. L'uomo allora denuncia la ex compagna Erzsebet Bradacs: ha portato Alex in Italia. Lo ha rapito. E, secondo gli inquirenti che la accusano di omicidio volontario aggravato, lo avrebbe anche ucciso il primo ottobre con nove coltellate, in una centrale elettrica dismessa a Po' Bandino, a un chilometro da Chiusi, dove la donna aveva trovato un tetto grazie a un ex datore di lavoro.
Due giorni prima dell'omicidio, il papà aveva denunciato alla polizia il rapimento: «Il tribunale lo ha dato finalmente a me e invece lei l'ha portato via». Il giudice, infatti, come racconta l'associazione per padri separati Apák az Igazságért Közhasznú Egyesület, aveva appena affidato «il bambino al padre, che è membro della nostra associazione, con effetto immediato. Sfortunatamente la madre ha ucciso il bambino, invece di consegnarlo a lui. Ha scattato una foto del cadavere del bimbo, che ha inviato al padre con il messaggio: Non apparterrà a nessuno di noi ora».
Nove coltellate al piccolo Alex e poi invia la foto al papà
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LE VERSIONI
Questo potrebbe essere il movente, il culmine di un piano messo a punto con terribile lucidità per portare via Alex al padre e che potrebbe aver previsto l'uccisione del piccolo, mascherandola da evento tragico.
I DUBBI
Quella donna, mamma di 44 anni, ungherese e un passato da ballerina in locali notturni, è in carcere da sabato mattina e oggi, a Capanne, è previsto l'interrogatorio di garanzia davanti al giudice Angela Avila, in cui è più che probabile che si ripeterà una scena muta. In programma anche l'autopsia sul corpo del piccolo, nel pomeriggio, che verrà condotta dai medici legali Laura Panata e Alessandro Bacci, con Luca Pistolesi nominato dall'avvocato della difesa Enrico Renzoni.
Intanto i carabinieri di Città della Pieve, con i loro colleghi del reparto operativo di Perugia, hanno in mano le registrazioni di almeno una telecamera di sicurezza: inquadrerebbe la donna a piedi con il passeggino mentre entra nell'edificio Enel abbandonato dove sono stati trovati la borsa contenente un coltello, la maglietta squarciata sporca di sangue, giocattoli e alimenti. Le registrazioni a un certo punto immortalano la straniera uscire e andare verso il supermercato. Quelle immagini andranno lette insieme ai risultati dell'autopsia per ricostruire la dinamica: la prima ricognizione, insieme alle testimonianze dei presenti e all'intervento dei sanitari del 118, ha lasciato qualche ombra sull'orario della morte, a partire dalle tracce di sangue apparentemente non fresche. Il tutto per confermare o smentire i dubbi sugli istanti in cui la furia di un coltello si è accanita sui novanta centimetri di un angelo biondo, dagli occhi azzurri e dal sorriso felice negli ultimi selfie scattati da Erzsebet.