Mosto cotto, rivive l'antica bevanda con Roberto Giulivi: «È il frutto delle tradizioni contadine»

Mosto cotto, rivive l'antica bevanda con Roberto Giulivi: «È il frutto delle tradizioni contadine»
di Monica Di Lecce
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Giovedì 7 Dicembre 2023, 12:32

Una tradizione "golosa" tipicamente ternana inizia a spopolare in tutta Italia e non solo. Visto il periodo, viene da pensare subito al pampepato. In realtà si tratta di un ingrediente che sta bene su tutti i dolci, pampepato incluso, ecco perché comincia ad essere apprezzato anche oltre i confini regionali. Il nome, "Mostin d'oro", potrebbe dire poco o nulla ai più, ma se si parla di mosto cotto c'è da scommettere che a molti ternani, non più giovanissimi, torna alla memoria più di un ricordo. Partendo da una ricetta di famiglia, che affonda le radici nelle tradizioni della cultura contadina della Terni di un tempo, Roberto Giulivi porta avanti da decenni, unico in Umbria, la produzione del mosto cotto per la quale l'anno scorso ha ottenuto anche il marchio europeo. Una produzione che nel corso degli anni è andata crescendo.

«Il mosto cotto è nato a Terni nella notte dei tempi racconta Roberto Giulivi Ricordo ancora quando mio padre passava dai contadini di Colle dell'Oro con il carretto per raccogliere l'uva da spremere e io lo accompagnavo sempre. Poi andavamo insieme al mercato in piazza e per le pasticcerie a vendere il mosto. Avevo circa 7 anni». Oggi 51enne porta avanti con orgoglio questa tradizione. «Ho chiamato il prodotto Mostin d'oro in omaggio proprio a Colle dell'Oro prosegue l'imprenditore dove tutto ha avuto inizio. Quando mio padre è morto, io avevo 23 anni. Ho deciso subito che avrei continuato questa tradizione e con il tempo ho ampliato produzione e vendita». Dai mercati rionali alla grande distribuzione il passo non è stato così immediato ma la tenacia di Roberto Giulivi alla fine l'ha premiato.
«Oggi il prodotto è conosciuto e apprezzato in tutta l'Umbria e nel Lazio dice ma abbiamo richieste anche dalla Sardegna, dalla Puglia e dal Nord Italia. Abbiamo ricevuto delle richieste anche dagli Stati Uniti». C'è tutto un rituale dietro la sua preparazione che parte dalla selezione della vite. «La scelta delle viti rivela Giulivi non è casuale: ci sono alcuni tipi che garantiscono una migliore riuscita del mosto cotto. La preparazione poi è molto lenta: c'è la raccolta dell'uva, la macinatura e la bollitura che va dalle 10 alle 18 ore. Si lascia raffreddare per un giorno quindi si passa dalle cisterne all'imbustatura ed all'etichettatura». Operazioni che Giulivi segue con scrupolo nel laboratorio accanto al vivaio in strada Madonna del Monumento. Al momento la sua produzione si attesta intorno alle 10mila bottiglie l'anno. «Mi piacerebbe - rivela l'imprenditore ternano - che le istituzioni locali, in primis la Regione, riconoscessero il mosto cotto come una delle tradizioni locali da valorizzare e promuovere nei grandi circuiti, al pari di altre eccellenze locali».
 

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