Di giorno muratori, di notte ladri nelle stesse case: stroncata super banda tra Perugia e Siena

Di giorno muratori, di notte ladri nelle stesse case: stroncata super banda tra Perugia e Siena
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Venerdì 23 Marzo 2018, 20:33
PERUGIA - Sessantasei scorribande in altrettante abitazioni tra novembre e marzo. Case assaltate tra Perugia, Siena e Arezzo. Probabilmente il Raccordo, la E45, e la Statale 715 Siena-Bettolle usate come vie di fuga, appartamenti a fungere da basi sicure e ricettatori tanto a Perugia quanto nella zona di Siena cui portare i frutti delle razzie: questi i tratti salienti della super banda stroncata nelle ultime ore. 

​Maxi operazione dei carabinieri di Siena contro i furti in abitazione, commessi nel corso degli ultimi cinque mesi in tre province. Le indagini dell’operazione di servizio denominata «Off line» hanno permesso di smantellare una banda criminale di albanesi accusata di aver compiuto una settantina di ‘colpì in altrettante case tra Siena, Arezzo e Perugia.

La banda rivendeva la refurtiva, in particolare oggetti preziosi e gioielli, attraverso degli intermediari toscani e umbri e poi spediva il denaro ricavato in Albania. Si è conclusa nella serata di ieri un’operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Siena nelle province di Siena, Arezzo e  Perugia. I militari dell’Arma hanno dato esecuzione a un provvedimento di fermo di indiziato di emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siena a carico di 7 appartenenti a un gruppo criminale albanese dedito a furti in abitazione e alla ricettazione. Il provvedimento è stato adottato per il pericolo di fuga.

Ulteriori approfondimenti hanno permesso di individuare i canali di ricettazione dei beni rubati (due nella provincia di Siena e uno nella provincia di Perugia) e di accertare che il denaro ricavato dalla vendita in nero dei proventi dei furti veniva spedito in Albania, al fine di renderne difficoltoso il sequestro.  È stato dimostrato dagli investigatori che i malviventi della banda individuavano gli obiettivi, sfruttando in alcuni casi il loro impiego come operai edili, assunti occasionalmente dalle vittime per lavori di ristrutturazione alle abitazioni. Inoltre, nella fase secutiva, comunicavano via radio al fine di eludere eventuali intercettazioni delle forze di polizia.
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