Nel 1983, quando appunto venne commercializzata la versione aerodinamica, la Concessionaria Umbrauto (Boriosi, tanto per intenderci) in via Settevalli ne aveva due esposte: una nero metallizzato con la capote “beige” e una grigio metallizzato con capote “nera” ed interno blu cobalto. La decisione non fu facile e alla fine l’opzione fu per il grigio, grazie al contributo decisivo di mio padre che non amava i colori scuri: secondo lui attiravano la polvere. E non aggiungo altro. Certo per anni il colore “giusto” era stato il rosso (anche se i perugini erano andati controcorrente) sia perché classico per le sportive di quell’epoca, sia perché nello specifico evocava le vicende di Benjamin “Ben” Braddock, interpretato dal giovane Dustin Hoffman, che nel celebre film “Il laureato” celebrava relazioni d’amore ambite da tutti. Erano gli anni in cui l’automobile aveva una grande forza evocativa, tant’è che ancora oggi quando si cita quel film la prima cosa che forse viene in mente è la Giulia Spider Duetto rossa e poi lo straordinario Dustin Hoffman.
Tornando tuttavia ad un “AlfaAmarcord” più territoriale, all’Elce quelle cinque Spider avevano ognuna delle caratteristiche singolari così come lo erano anche i proprietari; cerchi in lega campagnolo mille righe e il portapacchi (quella grigia in via degli Olivi), tromboncini di aspirazione e cerchi in lega neri quella nera, sempre nella stessa via. I due proprietari erano anche cugini: Massimo e Maurizio. L’altra nera, parcheggiata in via del Beato Egidio, era più aggressiva, solo per la guida un po’ troppo sportiva del suo proprietario, Alfredo, oggi avvocato. Le marce le tirava sempre e nella salita di Via degli Olivi, laddove fa capolino Via del Beato Egidio, riusciva nel sia pur breve tratto a far salire in seconda marcia i giri del motore fino a 4800. La blu transitava di tanto in tanto per l’Elce, mentre quella gialla (non certo discreta) era per lo più parcheggiata davanti al Bar Modugno o alla chiesa rionale. In entrambe le statiche situazioni la bella mostra era assicurata e i capelli a caschetto del proprietario completavano il quadretto del quartiere. E’ bene precisare che quel tipo di taglio all’epoca ce l’avevamo tutti perché i barbieri erano convinti che così andava la moda.
Ricordare tutto ciò non è frutto di chissà quale memoria, ma solo dovuto al fatto che la Spider era ambitissima, ce l’avevano in pochi e i tempi erano quelli in cui l’automobile “identificava”. Negli anni a venire, anche per la crisi, le Spider si sono sempre più diradate e solo con l’avvento delle cabriolet (la Golf, tanto per essere preciso) sono tornate a circolare le auto scoperte anche a 4-5 posti comodi, con il climatizzatore e il frangivento. Ma questa è un’altra storia e soprattutto altre sensazioni, come quelle che provo ricordando a me stesso e agli Alfisti che, per i tagliandi successivi al primo, poi mi affidai alle “mani” e all’”orecchio” di Gino Castellani e Guerriero Marchetti e il Duetto, dopo il loro trattamento, devo dire che volava. Provate a dire il contrario.
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