Terni, dalla Basell alla Tct: le ferite aperte delle crisi aziendali mai risolte

Terni, dalla Basell alla Tct: le ferite aperte delle crisi aziendali mai risolte
di Claudia Sensi
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Sabato 13 Maggio 2023, 13:20

Quella della Tct è l’ultima di una serie di vertenze che si sono purtroppo risolte con la chiusura degli stabilimenti e la perdita di centinaia di posti di lavoro. Nel polo chimico ternano, quello più penalizzato, la Lyondell-Basell, multinazionale operante nel settore chimico, nel 2011 ha deciso di chiudere l'insediamento di Terni lasciando per strada 120 dipendenti. La Meraklon Yarn, azienda specializzata nella produzione di fibra sintetica, ha cessato la produzione negli stabilimenti della Polymer nel 2014 con una procedura di licenziamento collettivo per i 240 lavoratori. Nel 2021 la multinazionale indiana Jindal ha deciso di chiudere lo stabilimento Treofan, colosso della produzione della pellicola in polipropilene e delocalizzare. Licenziamento collettivo per cessazione dell’attività per i 142 dipendenti. Negli stabilimenti di Sangemini e Amerino, di proprietà del Gruppo Acque Minerali d’Italia, la vertenza cominciata nel 2018 si è protratta per oltre due anni coinvolgendo 85 lavoratori: due anni di cassa integrazione e giorni di sciopero per difendere il futuro occupazionale messo a rischio. Storia diversa per il Gruppo Novelli, holding familiare operante nei settori della panificazione, produzione e commercializzazione di uova, mangimificio, azienda agricola e cantina vitivinicola.

 

Nel dicembre 2016 tutte le attività e passività del Gruppo Novelli sono state cedute ad una società del Gruppo Greco, la Alimentitaliani srl.

L’anno successivo il tribunale di Castrovillari ha dichiarato il fallimento della Alimentitaliani srl. Poi sono stati scorporati dei rami d’impresa, ma la questione dei livelli occupazionali non è stata ancora risolta. Non è dunque un caso se la zona industriale di “Terni-Narni”, nel 2016, è stata riconosciuta area di crisi industriale complessa per le problematiche legate alla crisi dei comparti chimico, metallurgico e agroalimentare. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha di recente stanziato poco meno di 15 milioni di euro per la riconversione e la riqualificazione dell’area di crisi industriale complessa di Terni, dove sono ancora presenti realtà industriali nell'acciaio e nella chimica, al fine di rilanciare le attività della zona, salvaguardare l’occupazione e attrarre nuovi investimenti. Il nuovo avviso si inserisce in quelle attività rese possibili dalla proroga dell’accordo di programma sull’area di crisi, una proroga ottenuta a marzo 2021 dall’amministrazione regionale, che negli ultimi anni ha fortemente insistito sulla necessità di una strutturata azione di rilancio competitivo del territorio.

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