Terni, latitante da due anni il pusher dei boschi si consegna: «Sono stanco di nascondermi»

Il 36enne marocchino è assistito da Francesco Mattiangeli

Terni, latitante da due anni il pusher dei boschi si consegna: «Sono stanco di nascondermi»
di Nicoletta Gigli
3 Minuti di Lettura
Martedì 12 Marzo 2024, 07:52

TERNI - «Sono stanco di nascondermi, non ce la faccio più».

Il marocchino di 36 anni, latitante da quasi due anni dopo l’ordinanza di custodia cautelare che ha colpito lui e altri tre pusher dei boschi di Giuncano, si presenta nello studio del suo legale, Francesco Mattiangeli.

E’ l’avvocato a chiamare gli investigatori dell’antidroga, che arrivano nel suo studio per mettere le manette ai polsi del 36enne e portarlo in cella a Sabbione.

Di fronte al gip, Chiara Mastracchio, il 36enne ammette i fatti contestati nell’ordinanza di custodia cautelare del giugno 2022.

Lui, che vive a Terni con la moglie incinta e un figlio in tenera età, assistito da Mattiangeli che ha presentato istanza di scarcerazione, racconta al giudice di essere stato costretto ad accompagnare alcuni amici a spacciare nei boschi tra Giuncano e Villa Grotti, nel reatino, per guadagnare qualcosa per la famiglia.

Il giudice, convalidando l’arresto e la custodia in carcere,  fissa l’udienza di merito per il 20 marzo.

Ora s’indaga per capire chi abbia favorito la sua latitanza.

Il 36enne era l’ultimo della banda dei quattro marocchini arrestati il 10 giugno 2022 dalla squadra mobile per lo spaccio tra la Valserra e il bosco di Città Ducale.

Il via all’indagine l’anno precedente, quando una donna ungherese di 40 anni denunciò di essere stata scaraventata fuori dall’auto a Giuncano da due uomini con cui aveva appena acquistato duecento euro di cocaina.

L’operazione “Bigfoot” scattò all’alba, quando due dei pusher furono prelevati dalle proprie abitazioni, a Narni e Montecastrilli, per essere portati in carcere.

Poi le perquisizioni a carico degli indagati e delle altre persone sospettate di avere un ruolo nel gruppo.

Nelle carte messe insieme dagli investigatori i collegamenti tra le piazze di spaccio di Terni e Rieti, dove i pusher si spostavano in base alle necessità. E il ruolo di altri indagati che invece spacciavano hascisc nelle zone della movida anche a minorenni.

L’incontro, per l’accusa, avveniva tra in mezzo alla fitta vegetazione tra Giuncano e Villa Grotti, dove il pusher di turno incontrava il cliente dper scambiare cocaina o hascisc e incassare cifre che andavano dai 25 ai 50 euro a dose.

Gli investigatori, che più volte hanno rischiato la pelle per portar via gli spacciatori da quelle foreste dove giorno e notte venivano distribuite centinaia di dosi, hanno immortalato una lunga serie di cessioni di droga.

Ora, a quasi due anni di distanza, si è consegnato l’ultimo del gruppo, che per quasi due anni ha vissuto come un fantasma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA