«Torzone chi non usa il minimetrò? Brutto ma funziona», parola di Matteo Grandi

Il manifesto del minimetrò a Perugia
di Federico Fabrizi
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Mercoledì 21 Marzo 2018, 17:49 - Ultimo aggiornamento: 17:51
PERUGIA - La Minimetrò spara una dozzina di manifesti “6 per 3” per spiegare che chi non usa le carrozze su rotaia da Pian di Massiano al centro «è un torzone». Apriti cielo. «Torzone a chi?», la reazione di molti. Matteo Grandi è un blogger, giornalista, twitter-recordman, autore televisivo e di alcuni testi del rapper Fedez, è perugino doc e di comunicazione se ne intende parecchio.
Visti i manifesti dello scandalo?
«Sinceramente non ho fatto in tempo a vederli nelle vie della città, ma li ho visti ed ho seguito la vicenda attraverso Facebook, mi sono incuriosito...».
Belli, brutti? Che ne pensa?
«Premetto che a mio parere la parola “torzone” è una delle più brutte in assoluto a livello fonetico e la bandirei da qualsiasi vocabolario, anche da quelli di vernacolo, ma per me questa è un’operazione di comunicazione azzeccata».
Troppo provocatoria?
«C’è un tasso di provocazione importante e un tasso d’ironia altrettanto significativo».
Ma ha visto in rete che commenti: qualcuno s’è proprio offeso.
«Se ci scandalizziamo per una cosa come questa, secondo me siamo ad un livello di perbenismo di facciata veramente inquietante... sono polemiche da borghesia parvenu». Sindrome da mancanza d’ironia, insomma. «Io direi: fatevi ‘na risata. Può piacere o no, ma è solo una forma di comunicazione dall’impatto molto forte. Non è sgradevole da un punto di vista etico, non offende nessuno e non ha usato immagini forti... ci sono state campagne di Oliviero Toscani che potevano essere un pugno allo stomaco ed erano volutamente divisive, questo è un gioco. Parlare di un gioco con toni polemici è assurdo. Però in fin dei conti abbiamo le polemiche che ci meritiamo».
Stop al comunicatore, spazio al perugino: giusto aiutare così il minimetrò?
«Visto che ormai c’è, è giusto provare a farlo decollare. Ha come target i turisti, che però non riescono a sostenerlo. Funziona se la città inizia ad utilizzarlo: tutto quello che può servire per spingerlo e comunicarlo ben venga. Se fosse il pezzo di una serie di collegamenti sinergici, allora potrebbe avere più senso. Oggi il minimetrò collega Pian di Massiano al centro, che forse è una di quelle arterie meno bisognose di un sostengo così forte. E non risolve il problema della crisi del centro storico perché la gente non sceglie di parcheggiare a Pian di Massiano per venire in centro».
E costa.
«Non spetta a me sindacare i costì, però a conti fatti: per una famiglia di quattro persone quattro biglietti andata e ritorno costano di più che parcheggiare in centro».
Richiamiamo il comunicatore, lei come l’avrebbe fatta una campagna per il minimetrò?
«Questa è difficile. Quella appena uscita, dal punto di vista del comunicatore, è una campagna di successo: è riuscita perchè sta mobilitando, ha smosso qualcosa. Per me per il minimetrò bisognerebbe pensare ad attività collaterali: eventi, aspetti ludici per farlo vivere, ecco: più che comunicarlo servirebbe farlo vivere».
Via Grandi, un’idea, magari gliela copiano.
«Come provocazione dico che siccome tutti lo chiamano “bruco-mela” si potrebbe ragionare così: cos’è questa mela? La mela è una cosa “peccaminosa”, la vera mela avvelenata potrebbe essere il fatto che la città non sta riuscendo ad attrezzare questo mezzo... su questo si potrebbe studiare un po’».
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