Prega subito per le vittime del sanguinoso attentato avvenuto stamattina, durante la messa di Avvento, nelle Filippine, poi però Papa Francesco non nasconde al mondo il proprio dolore e la grande delusione per la tregua rotta da Hamas e la conseguente ripresa dei bombardamenti a Gaza da parte degli israeliani. «Auspico che tutti coloro che sono coinvolti possano arrivare ad un accordo e trovare soluzioni diverse dalle armi e provare coraggiose vie di pace». Senza mai nominare Hamas, né il governo di Netanyahu e neppure i paesi che sostengono Hamas come il Qatar o l'Iran, Francesco si affida fiducioso alla prospettiva della diplomazia, l'unica strada, ha sempre ripetuto, che può condurre fuori dal pantano mediorientale.
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Per la seconda domenica di fila la preghiera domenicale dell'Angelus è stata letta al suo posto da monsignor Paolo Braida che gli ha prestato la voce nuovamente (in curia è ormai chiamato con affetto The Voice).
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Alla fine, prima di salutare e chiedere preghiere per lui, il messaggio di Francesco è stato per la COP28 a Dubai, alla quale non ha potuto partecipare anche se ha inviato al suo posto il cardinale Parolin che ieri ha letto un articolato discorso sulla transizione energetica e l'impegno delle chiese cristiane, dell'islam, dell'ebraismo, del buddismo, dell'induismo.«Impegnamoci per una conversione ecologica globale».