Il cardinale Zuppi e il rebus della pace, la prossima tappa dell'inviato del Papa sarà a Pechino forse già ad agosto

Tutto tace, non ci sono conferme, ma solo tanta speranza

Il cardinale Zuppi e il rebus della pace, la prossima tappa dell'inviato del Papa sarà a Pechino?
di Franca Giansoldati
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Giovedì 20 Luglio 2023, 17:42 - Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 20:10

Città del Vaticano – Prossima tappa: Pechino. Il primo a non escludere un prossimo passaggio in Cina in questo estremo tentativo di riannodare i disastrati fili del dialogo della pace era stato il cardinale Pietro Parolin: circa un mese fa, in tempi non sospetti, parlando ad alcuni giornalisti aveva precisato che l'iniziativa della Santa Sede che ha poi portato il cardinale Matteo Zuppi a Kiev, Mosca e negli Usa, non avrebbe di certo lasciato fuori il grande player internazionale cinese («non vogliamo escludere nessuno»). Poi  si era ascoltata anche la voce autorevole di Romano Prodi, economista e grande conoscitore del mondo cinese, nonchè amico stretto di Zuppi, che parlando in generale aveva ragionato sulla eventuale opportunità di fare proseguire le tappe della pace verso oriente, sulla via della Seta. Adesso quella possibilità non viene esclusa a priori. In Vaticano - anche se non ci sono conferme ufficiali - viene fatto filtrare che la missione è possibile e qualcosa che ha effettivamente preso concretezza. Per il resto si naviga a vista. IL viagio di Zuppi a Oriente potrebbe concretizzarsi ad agosto, c'è il benestare del governo cinese anche se non ci sono ancora date nè chi sarà l'interlocutore con il quale l'inviato papale andrà a parlare.

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Quell'ora e mezzo di colloquio a tu per tu nella Sala Ovale tra l'inviato papale e il presidente americano alcuni giorni fa – vale a dire un tempo enormemente impegnativo per essere derubricato a una cortesia istituzionale – ha fatto circolare subito diverse letture prospettiche. Cina e Stati Uniti, al di là delle schermaglie muscolari, stanno dimostrando di avere in corso interlocuzioni importanti, ultimamente è stato ricevuto a Pechino John Kerry, inviato sul Clima. Lui stesso, dopo tre giorni di incontri, è ripartito convinto che le relazioni dovrebbero trovare un punto di svolta a cominciare dalla questione climatica incombente.

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Nello stesso tempo il presidente cinese Xi ha ricevuto a Pechino il veterano Henry Kissinger, 100 anni suonati ma lucidissimo, l'uomo che negli anni Settanta giocò un ruolo fondamentale nell'aiutare la Cina ad uscire dall'isolamento internazionale. Anche se gli Usa hanno ufficialmente sottolineato che Kissinger è partito come privato cittadino sembra chiara la sua capacità più ampia di voler agire dietro le quinte, e costruire una sorta di “backchannel”.

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In questo quadro liquido in cui tutti gli attori sembrano agire nella speranza di individuare le coordinate per risolvere il terrificante pantano ucraino, va aggiunta anche una ulteriore mossa vaticana estremamente interessante per gli eventuali sviluppi. Papa Francesco ha appena riconosciuto il vescovo di Shanghai che era stato designato alcuni mesi fa dal partito comunista cinese senza il suo consenso, uno sgarbo che di fatto disattendeva l'Intesa bilaterale firmata nel 2018. Il cardinale Parolin, in un commento sui media vaticani, ribadiva la collaborazione della Chiesa e includeva un messaggio: cerchiamo di evutare la disarmonia «che crea dissapori e incomprensioni» tra i cattolici. Facendo uso del concetto di 'armonia' tanto caro alla cultura cinese.

In questo contesto articolato e pieno di elementi ha preso corpo l'ipotesi di un ulteriore sentiero da imboccare per l'inviato papale. La Cina. È anche quanto rimbalza dagli ambienti diplomatici americani tenendo conto dell'incontro di quasi due ore con Biden, seguito al colloquio con una delegazione di parlamentari statunitensi.

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Il risultato della missione umanitaria americana ha soddisfatto anche il Vaticano. Ieri sera una nota della sala stampa riferiva che Zuppi aveva incassato la «piena disponibilità a sostenere iniziative in ambito umanitario, particolarmente per i bambini e le persone più fragili, sia per dare risposta a tale urgenza che per favorire percorsi di pace». 

Negli ambienti diplomatici americani non si esclude che quella di Zuppi sia una missione esplorativa più ampia, per sondare e capire cosa pensa ciascuna delle parti. Per questo però mancherebbe il tassello della Cina, che ha una forte influenza sull'alleato russo e che non è estranea agli sforzi per la pace.

Marco Impagliazzo, fondatore di Sant'Egidio, la piccola Onu di Trastevere dalla quale proviene anche il cardinale Zuppi è il primo a non escludere una possibile tappa cinese in questo periplo diplomatico e umanitario. «Personalmente non ho notizie dirette e non ho nemmeno sentito don Matteo ma un percorso di questo tipo mi sembrerebbe normale dal momento che la Santa Sede ha un approccio multilaterale e davanti alle grandi crisi mondiali continua a difendere l'Onu e il multilateralismo che ne è alla base. In questa visione la Cina resta un superpotenza che puo influire anche sulla Russia. Sarebbe, dunque, auspicabile una missione a Pechino. In questo contesto è difficile non rendersi conto che occorre aprire nuove strade, essere creativi e forse le tre tappe finora effettuate a Kiev, a Mosca e a Washington dell'inviato del Papa non bastano» spiega al Messaggero. Quanto a Zuppi, al quale è stato affidato questa complicata missione, è l'uomo giusto: «empatico con gli interlocutori e con una grande esperienza di mediatore alle spalle».