Impauriti, depressi, stanchi, senza risorse. «Sarà una Pasqua triste per i cristiani da queste parti. Inimmaginabile». Padre Ibrahim Faltas, francescano, vicario della Custodia di Terra Santa ha appena fatto ritorno a Gerusalemme dopo una mattinata trascorsa in Cisgiordania a trovare alcune comunità cattoliche. Racconta al Messaggero che a Betlemme (ma non solo) c'è disperazione palpabile per la strada, nessuno lavora più, non ci sono pellegrini e turisti, i negozi sono chiusi, e i mesi si trascinano difficilissimi. «I cristiani hanno potuto avere dalle autorità israeliane solo pochi permessi rispetto a quelli che erano stati chiesti per le celebrazioni di Pasqua. I lasciapassare sarebbero serviti a scopo religioso per prendere parte ai riti del Triduo. Purtroppo i documenti rilasciati sono stati pochissimi e solo per persone con più di 45 anni. I richiedenti che avevano meno anni non hanno potuto ottenere nulla e quindi non si sposteranno». Motivi di sicurezza, hanno spiegato.
Alla Via Crucis solo i cattolici stranieri che vivono e lavorano in Israele possono prendervi parte: filippini, indiani soprattutto. «Chi vive in Cisgiordania è impedito.
Le notizie accertate dal Patriarcato sulla reale situazione della popolazione di Gaza confermano purtroppo la penuria alimentare. «Le informazioni che abbiamo sono verificate. Purtroppo i camion che sono arrivati pieni di viveri non sono sufficienti. Del resto basti pensare che nei giorni scorsi sono affogate ben dodici persone che cercavano di recuperare in mare i container lanciati dagli aerei. Gente disperata letteralmente. Non ci sono troppe parole per descrivere tutto questo. A Gaza c'è anche penuria d'acqua e c'è chi cerca di bere acqua del mare».
Il giorno di Pasqua la comunità cristiana celebrerà come da tradizione la messa al Santo Sepolcro. «Da Betlemme arriveranno in pochissimi. Anche in questo caso non sono stati dati i permessi richiesti, tuttavia al di là di questo aspetto non secondario, ormai anche per raggiungere in auto Gerusalemme è un lusso, la gente non ha soldi nemmeno per comprare il pane. Si sta davvero male».
Ci vorrebbe il ritorno dei pellegrini ma i pellegrini, ma non ci sono. «E' la paura che induce a non partire, a non venire qui. Ci sono poi anche pochi voli e con costi proibitivi. Speriamo si trovi una soluzione, a noi non resta che la preghiera».