I cristiani crollano in Palestina (per effetto del radicalismo islamico) ma crescono in Israele, i dati dell'Istituto di Statistica

European Jewish Association risponde al pastore luterano e parla del radicalismo di Hamas

I cristiani crollano in Palestina (per effetto del radicalismo islamico) ma crescono in Israele, i dati dell'Istituto di Statistica
di Franca Giansoldati
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Martedì 26 Dicembre 2023, 18:12 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 09:31

La lettera diffusa dal pastore luterano di Betlemme che ha affermato che se Gesù rinascesse oggi lo farebbe senz'altro a Gaza, dove a suo dire è in atto un genocidio da parte di Israele, è «frutto di una visione distorta dei fatti degli ultimi dieci anni. Perché nessuno della parrocchia di Betlemme o del Patriarcato ha il coraggio di dire la verità, e cioè che il radicalismo islamico di Hamas è sempre stato un problema per gli stessi cristiani?» Cifre e statistiche alla mano il vice presidente dell'European Jewish Association e già presidente della Comunità Ebraica romana, Riccardo Pacifici, prima fa gli auguri a tutte le comunità cristiane del mondo e poi interviene nel dibattito aperto dal religioso di Betlemme, sottolineando che il calo dei cristiani nella Striscia o nei Territori non va addebitato tanto agli israeliani quanto alla persecuzione strisciante del radicalismo islamico che ha reso la vita delle comunità sempre più complicata. «Hamas ha la medesima matrice di Al Qaeda e dell'Isis: impone la Sharia e le altre restrizioni sulla libertà religiosa. E questo senza fare menzione al fatto che ha radici antisemite e nega il diritto di esistere allo Stato di Israele». 

Nei Territori palestinesi (e nella Striscia di Gaza) i cristiani sono progressivamente crollati a causa di una emorragia senza fine, stretti tra l'incudine e il martello.

Al contrario di quello che, invece, si è stato registrato in Israele dove i cristiani sono cresciuti. Negli ultimi due anni secondo l'Ufficio di statistica, la popolazione cristiana è passata dal 1,4% (circa 182 mila) al 2% (185 mila). Tre quarti di loro sono cristiani arabi che costituiscono il 6,9% della popolazione araba israeliana. Un trend in evidente contrasto con diversi paesi mediorientali dove esistono persecuzioni più o meno dichiarate. 

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Il motivi del silenzio della Chiesa sulle vere cause dell'emorragia dei cristiani nei Territori Palestinesi per Pacifici sembrano soprattutto suggerite dalla prudenza, forse per non urtare l'Islam radicale che sta prendendo sempre più piede. «Sembrerebbero quasi ostaggio del radicalismo, probabilmente consapevoli dei rischi che vivono i cristiani in un territorio ostile. Forse un eccesso di precauzione anche se poi si arriva al paradosso di quel reverendo luterano che arriva alla mistificazione storica, ad una manipolazione della realtà»”. 

PASSAGGI

Ci sarebbero, a suo dire, altri recenti passaggi critici. Per esempio il fatto che a ridosso del 7 ottobre, vale a dire la data della persecuzione antiebraica più grave dai tempi della Shoah, ben pochi leader cristiani che vivono nei Territori hanno pubblicamente manifestato sconcerto, condanna, biasimo per un atto gravissimo. A questo si somma l'indifferenza per il destino degli ostaggi nelle mani dei terroristi di Hamas. «Alcuni di loro non hanno avuto nemmeno la pietà cristiana di dire due parole per una strage. Esattamente come Lutero che era impregato da uno spirito antisemita. C'è una narrazione totalmente stravolta di questa guerra. La guerra in corso è stata causata dal pogrom di Hamas, dal suo odio verso gli ebrei, dal fatto che vorrebbe eliminare ogni straccia dello Stato israeliano. Basterebbe leggere i suoi proclami. La guerra in atto a Gaza è puramente difensiva. A nessuno piacciono le guerre, il dolore e le morti che ne seguono, le vittime, spesso anche giovanissime. La guerra è orribile sempre. La verità è che questa guerra non sarebbe mai iniziata senza il 7 ottobre. Pensiamo all'Afghanistan, alla Siria, all'Iraq. Perchè Israele non avrebbe il diritto di difendersi da chi ogni giorno progetta la sua distruzione?»

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STRISCIA

I militari israeliani ogni giorno individuano e neutralizzano covi pieni di armi, rampe di lancio di missili, tunnel pieni di esplosivi e materiale bellico nascosto persino negli asili nido. Hamas ha realizzato in vent'anni, con fondi europei e internazionali, oltre 500 chilometri di tunnel sotto terra, scavando per oltre 70 metri. Un reticolato sofisticato, aerato, dotato di acqua ed elettricità, frutto di progetti ingegneristici avanzati. «Hanno trovato persino in un cimitero di Gaza, nascosta tra le tombe, una rampa di lancio missilistica. Se Israele avesse bombardato il cimitero, sarebbe stato criticato per avere dissacrato delle tombe. Questa è la verità». 

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