La missione di pace del cardinale Zuppi in Cina ha incassato un appoggio importante per favorire un clima tale da portare Russia e Ucraina a riparlarsi. Non era scontato questo passaggio viste le premesse, i rapporti complessi esistenti tra Vaticano e Pechino e, soprattutto, le continue minacce reciproche tra gli Stati Uniti e il presidente Xi Jinping per la questione irrisolta di Taiwan.
«Il colloquio, svoltosi in un clima aperto e cordiale, è stato dedicato alla guerra in Ucraina e alle sue drammatiche conseguenze, sottolineando la necessità di unire gli sforzi per favorire il dialogo e trovare percorsi che portino alla pace.
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La speranza è palpabile anche da parte dei vescovi ucraini che proprio stamattina commentavano questo tentativo testardamente portato avanti dal pontefice incapace di rassegnarsi alla guerra fratricida tra russi e ucraini.
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«Penso che la missione a Pechino del cardinale Zuppi sia importante. La Cina ha sempre dichiarato di essere disponibile alla pace anche se non sappiamo cosa sia la pace cinese» ha sottolineato l'arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatosalv Schevchuck, nel corso di un incontro con alcuni giornalisti al pontificio collegio ucraino. «La pace giusta - ha osservato - secondo quello che abbiamo capito dal cardinale Zuppi è quella che rispetta certi principi morali e principi della legge internazionale. Qui il diritto internazionale è stato schiacciato dal diritto del più forte. Quando l'Ucraina parla di pace, parla di dieci punti di pace che sono dieci crisi causate dall'invasione russa. A partire dalla sicurezza dello Stato fino alla crisi ecologico-umanitaria. Zuppi ha parlato di pace sicura, una pace che deve durare nel tempo». Shevchuck, tornando al ruolo della Cina, ha detto che «sarebbe interessante che la Cina partecipasse agli incontri del governo ucraino. Nessuno oggi è contento di questo Paese criminale - ha detto riferendosi alla Russia -. La pace non è un accordo diplomatico, è un dono di Dio dove nessuno è superfluo».