Papa Francesco: «Non vado in pensione, ma le dimissioni sono già firmate. La morte? Non mi fa paura, mi terrorizza il dolore»

Nell'ultimo libro intervista con i due giornalisti argentini Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin viene passata in rassegna la vita di Jorge Mario Bergoglio

Papa Francesco: «Non vado in pensione, ma le dimissioni sono già firmate. La morte? Non mi fa paura, mi terrorizza il dolore»
di Franca Giansoldati
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Giovedì 26 Ottobre 2023, 12:25 - Ultimo aggiornamento: 13:01

Papa Francesco a dicembre festeggerà 87 anni, un bel traguardo dal quale osserva il tempo scivolare via con parecchio umorismo. «Voglio chiarire che, nel corso della mia vita sacerdotale, sono stato felice e continuo a esserlo. Inoltre non dimentico una frase molto bella di Chesterton che dice che la vita è una cosa troppo seria per viverla troppo seriamente. E non mi rattrista il passare degli anni. L’ho sempre vissuta come una cosa naturale». Della morte dice di non avere paura anche se ammette che gli causa inquietudine vederla avvicinarsi. 

Le dimissioni già firmate

Nell'ultimo libro intervista con i due giornalisti argentini Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin (intitolato Papa Francesco - Non sei solo, Salani Editore, pagine 288, 15,90 euro) vengono passati in rassegna il passato di Jorge Mario Bergoglio, il cammino fatto nel decennio del pontificato in corso e la prospettiva per il futuro.

Non vengono fatti sconti e le domande includono anche la via delle dimissioni che, spiega Francesco, sono già state firmate nel 2013 ma stanno lì, facendo intuire che per il momento non ci pensa proprio. Se mai dovesse andare in pensione andrà in una casa per anziani a Roma.

La paura della morte

Gli è stato chiesto se ha paura della morte («o per cause naturali o per il rischio di un attentato»). Francesco replica: «Sono consapevole che mi può accadere di tutto. È difficile evitare completamente i rischi di attentati suicidi. È qualcosa che si è potuto constatare negli ultimi anni con le azioni dell’ISIS. Quando prego, dico a Dio che sono nelle sue mani. Se deve accadermi qualcosa, succederà inevitabilmente: non ho alcun certificato di eternità. Prima o poi la morte arriverà sotto forma di bronchite o di tumore o di pallottola. Oppure a causa di un mate avvelenato di quelli che mi danno gli argentini durante le udienze generali, come mi ha suggerito, mettendomi in guardia, un capo della sicurezza».

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La preoccupazione di coloro che hanno la responsabilità garantire la sua sicurezza resta in ogni caso assai alta. «Sì, è parecchia. Li capisco, è il loro ruolo. In ogni caso, accetto la sicurezza solo a grandi linee. Mi va bene non potere uscire da solo per Roma perché creo problemi al governo italiano. Quello che non accetto è che mi facciano stare dentro a un veicolo blindato quando sono in visita in un Paese. Tutti i governi, per delimitare le proprie responsabilità, mi fanno firmare un foglio in cui dichiaro il mio rifiuto. Ma come posso andare a salutare il mio popolo chiuso dentro a una scatola di sardine e dietro a un vetro?» 

I due intervistatori però incalzano sulla paura di morire. «No, la morte no. Non so se è perché sono incosciente o se è perché non ci penso... Nel caso di un attentato, se dovessero lanciare una bomba la cosa che più mi preoccupa è l’integrità delle persone vicine. Certo, quello che chiedo al Signore è che, quando arriverà la mia ora, non faccia male, qualsiasi cosa accada. Mi terrorizza il dolore. Da questo punto di vista sono un po’ codardo. Come diceva qualcuno, la morte non mi fa paura, ma mi fa paura vederla avvicinarsi...» 

Eppure gli anni passano e ci si può sentire vecchi: «Di solito uso quella parola per definire le persone della mia età, ma non mi sento così... Mi sento giovane. Non saprei dire di quanti anni, ma mi sento giovane». 

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L'infanzia

Quando ricorda la sua infanzia, lo fa riferendosi a una tappa della sua vita in cui era felice. Lo è ancora? «Sono un uomo felice. Lo sono stato nella mia infanzia e nel corso della mia vita sacerdotale. E continuo a esserlo». Francesco non ha però nessuna formula da indicare per raggiungere la felicità. «Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi e non c’è spazio per gli altri, non si gode più della dolce allegria dell’amore perché non si riesce a essere felici da soli. L’allegria non è l’emozione di un momento: è altro! La vera allegria non viene dalle cose, dall’avere, no! Nasce dall’incontro, dalla relazione con gli altri, nasce dal sentirci accettati, compresi, amati e dall’accettare, dal comprendere, dall’amare; e non per un momento, ma perché l’altro, l’altra è una persona. In sintesi, la felicità viene solo dall’amare e dal lasciarsi amare. E teniamo presente che, come recita il detto popolare, finché c’è vita, c’è speranza, ma è vero anche il contrario: Finché c’è speranza, c’è vita». 

La Chiesa del futuro

Che Chiesa le piacerebbe lasciare? «Una Chiesa materna come quella che mi ha accolto. Mi piacerebbe andarmene con una Chiesa evangelica, dallo spirito evangelico. Una Chiesa vicina a Gesù attraverso il Vangelo, la preghiera e l’eucaristia. Una Chiesa, in definitiva, lontana dagli interessi mondani e vicina alla gente, che sia servizio alla società perché, in caso contrario, diventa al servizio del potere». 

Infine alla domanda ipotetica, se mai dovesse rinunciare, dove trascorrerebbe gli ultimi anni, Bergoglio risponde: «Di solito un vescovo li trascorre nella sua ultima diocesi. Quindi, siccome sono vescovo di Roma, me ne andrei nella casa dei sacerdoti anziani che c’è in città». 

Prende in considerazione l’ipotesi di rinunciare in futuro? «Per ora non ci ho pensato. Ma la mia rinuncia è lì... E' già firmata. Che è in un cassetto nel caso in cui dovessi soffrire di una qualche malattia che mi impedisca di continuare... »

Quale deve essere il profilo del suo successore? «Di quello se ne occuperà lo Spirito Santo...» 

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