Papa Francesco varca l'undicesimo anno di pontificato, i guai non gli mancano ma all'udienza parla di virtù: «Significa fare del bene»

Papa Francesco varca l'undicesimo anno di pontificato, i guai non gli mancano ma all'udienza parla di virtù: «Significa fare del bene»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 13 Marzo 2024, 10:43 - Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 09:32

Papa Francesco entra nell'undicesimo anno di pontificato e stamattina, nel giorno dell'anniversario della sua elezione (13 marzo 2013) si è presentato in piazza san Pietro di buon umore ma piuttosto malfermo, costretto ad appoggiarsi al corrimano e al bastone, per poi prendere posto sullo scranno sistemato sul sagrato di San Pietro per l'udienza generale. Accanto a lui ormai ci sono sempre alcuni aiutanti pronti ad intervenire per aiutarlo ad alzarsi o a sistemarsi se non riesce a farlo da solo. Il suo volto è come al solito vigile, nulla gli sfugge e la voce è sembrata buona. Prima di dare lettura del testo della catechesi dedicata alla virtù si è concesso un giro sulla piazza seduto sulla jeep scoperta. La giornata primaverile lo consentiva benché  provvisto di un pesante cappotto bianco per non prendere un colpo d'aria e riammalarsi di nuovo. «Il capitolo sull’agire virtuoso, in questi nostri tempi drammatici nei quali facciamo spesso i conti con il peggio dell’umano, dovrebbe essere riscoperto e praticato da tutti. In un mondo deformato dobbiamo fare memoria della forma con cui siamo stati plasmati, dell’immagine di Dio che in noi è impressa per sempre» ha detto alla gente sulla piazza facendo però leggere il suo discorso ad altri. 

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L'anniversario del pontificato cade in un momento critico e complesso dal punto di vista dei rapporti internazionali: non si è ancora spenta la reazione negativa di tanti governi (tedesco, lituano, polacco, ucraino) alle sue dichiarazioni sulla guerra in Ucraina. In una intervista alla tv svizzera Francesco si è lasciato scappare che per il bene della moltitudine, Kiev dovrebbe avere il coraggio della resa e di alzare bandiera bianca. Una frase che ha mandato in fibrillazione le cancellerie occidentali perché Bergoglio di fatto ha sdoganato una opzione che nessuno vuole ascoltare. Immediato è stato l'intervento correttivo della diplomazia del Papa accorsa a spegnere l'incendio e fare capire che il pontefice voleva dire che esiste un aggredito e un aggressore e che c'è bisogno di una pace giusta facendo tacere le armi e lasciando spazio ai negoziati. Intanto però l'equivoco ha alimentato numerose critiche anche perchè non è la prima volta che Papa Bergoglio, parlando a braccio, si lascia andare a considerazioni spontanee, spesso percepite dalle parti in guerra come irritanti, sorprendenti, persino offensive. E' accaduto sul fronte russo, così come – ultimamente – per il conflitto a Gaza. Israele ha reagito duramente, in due diverse occasioni, per chiedere spiegazioni. Anche in questo caso è spettato alla diplomazia vaticana smussare e cercare una via per ricomporre la questione. 

Sulla guerra stamattina ha chiesto di nuovo di pregare: «Oggi mi hanno portato un rosario e un Vangelo di un giovane soldato morto al fronte, lui pregava con quello. Tanti giovani, tanti giovani, vanno a morire. Preghiamo il Signore perché ci dia la grazia di vincere questa pazzia della guerra che sempre è una sconfitta».

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Il dodicesimo anno di pontificato si presenta pieno di guai ma pure di progetti.

L'87enne pontefice ha dato disposizioni di organizzare viaggi a Verona, Venezia, in Belgio, a Papua Nuova Guinea in estate e poi in Argentina. Viaggi molto lunghi e impegnativi che continua a ripetere di voler portare a termine. L'ultima rassicurazione la ha fornita al neo presidente argentino Milei ricevuto in Vaticano il mese scorso per la beatificazione della prima santa argentina. A Kiev, invece, nonostante gli inviti reiterati della chiesa ucraina e del governo ucraino, non pensa di andare, a meno che non si apra la possibilità di viaggiare anche a Mosca, in parallelo. Cosa del tutto esclusa al momento anche perchè i rapporti ecumenici con il Patriarcato di Mosca sono di nuovo ai minimi storici per via del discusso documento papale che ha autorizzato le benedizioni alle coppie gay e per divergenze sulla guerra in Ucraina.

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A dicembre la Fiducia Supplicans è stata all'origine di una alzata di scudi da parte di decine di episcopati decisi a non obbedire alle indicazioni arrivate dal Dicastero della Fede. Noi non daremo alcuna benedizione, hanno fatto sapere tantissimi vescovi, perchè l'omosessualità e le coppie dello stesso sesso - hanno spiegato - sono contro natura e vanno contro le scritture. Per Francesco è stata una batosta, non si aspettava questa reazione durissima. Ha cercato di smussare i toni dando l'incarico al suo cardinale argentino di fiducia, Fernandez di scrivere una ulteriore appendice al documento per mitigare lo scontro, ma la toppa è risultata peggio del buco. L'integrazione conteneva alcuni bizzarri particolari, per esempio il limite dei 15 secondi per le benedizioni alle coppie gay. Francesco è di nuovo intervenuto per raccomandarsi di benedire solo singolarmente i gay e non le coppie, senza fare menzione al rapporto che li unisce. Cosa che ha sollevato ulteriori polemiche. Insomma un pasticcio e nessuno sa come uscirne. 

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Nel frattempo dentro al collegio cardinalizio ha preso a circolare ultimamente un libretto programmatico pre-conclave, scritto in forma anonima e pubblicato in sei lingue, in cui vengono passati in rassegna tutti i punti da sviluppare in futuro. Punti che l'attuale regno avrebbe oscurato. Nell'analisi si evidenziano le carenze affiorate, «in primis uno stile di governo autocratico, a volte apparentemente vendicativo; una disattenzione in materia di diritto; un'intolleranza per il disaccordo anche rispettoso; e - più seriamente - un modello di ambiguità in materia di fede e morale che causa confusione tra i fedeli. La confusione genera divisione e conflitto. Mina la fiducia nella Parola di Dio. Indebolisce la testimonianza evangelica. E il risultato oggi è una Chiesa più fratturata che in qualsiasi altro momento della sua storia recente».

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Cosa dovrà fare il nuovo Papa? Viene spiegato che il «nuovo Papa deve ripristinare l'ermeneutica della continuità nella vita cattolica e riaffermare la comprensione del Vaticano I Ie  del giusto ruolo del papato». Il che significa dare una raddrizzata all'autoritarismo attuale. «Il Papa è un successore di Pietro e il garante dell'unità della Chiesa. Ma non è un autocrate. Non può cambiare la dottrina della Chiesa e non deve inventare o alterare arbitrariamente la disciplina della Chiesa. Governa la Chiesa in modo collegiale con i suoi fratelli vescovi nelle diocesi locali. E lo fa in fedele continuità con la Parola di Dio e l'insegnamento della Chiesa. Nuovi paradigmi e nuovi percorsi inesplorati che si discostano da entrambi non sono di Dio».

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Di questi undici anni di regno su alcuni temi la sua voce è però risultata più forte, lungimirante. Basta solo vedere la portata di due encicliche. La prima, la più importante, la Laudato si’ (2015) ha indicato come i cambiamenti climatici, le migrazioni, le guerre sono fenomeni interconnessi tra di loro e possono essere affrontati soltanto attraverso uno sguardo globale. Poi è seguita l'altra enciclica sulla fratellanza (Fratelli tutti, 2020), che ha consigliato di costruire un mondo basato sulla fraternità, togliendo ancora una volta qualsiasi alibi all’abuso del nome di Dio per giustificare il terrorismo, l’odio e la violenza. «E poi il costante riferimento nel suo magistero alla misericordia, che intesse tutta la trama di un pontificato missionario»sottolinea Vatican News.

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Sulla piazza vaticana Papa Francesco stamattina predicava il concetto della virtù. Come si può definire? «La virtù - ha detto - è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. Non è dunque un bene improvvisato e un po’ casuale, che piove dal cielo in maniera episodica. La storia ci dice che anche i criminali, in un momento di lucidità, hanno compiuto atti buoni; certamente questi atti sono scritti nel “libro di Dio”, ma la virtù è un’altra cosa. È un bene che nasce da una lenta maturazione della persona, fino a diventare una sua caratteristica interiore”.

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