Tornare alle radici, ai valori, alla cultura del bene comune è l'unico antidoto per evitare la disaffezione della gente e la deriva superficiale della politica ormai prigioniera dei 'like' e dell'immediatezza. A 80 anni dal Codice di Camaldoli che ha ispirato la Carta Costituzionale il presidente della Cei ha analizzato la situazione dei giorni nostri durante il raduno celebrativo tenuto nell'eremo benedettino nel quale, nel 1943, si riunirono intellettuali, accademici, politici di area cattolica firmando un trattato di grande respiro internazionale. «Uno dei problemi di oggi è proprio il divorzio tra cultura e politica, non solo per i cattolici, consumatosi negli ultimi decenni del Novecento, con il risultato di una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti ma molto enfatizzati. Dovremmo diffidare di una politica così, ma spesso ne finiamo vittime, presi dall'inganno dell'agonismo digitale che non significa affatto capacità, conoscenza dei problemi, soluzione di questi. Cioè, il tradimento della politica stessa!» ha detto Zuppi, aggiungendo che la visione contenuta nel codice di Camaldoli è frutto di una “capacità di confronto, visione, consapevolezza dei valori della persona, della giustizia e la libertà. È requisito indispensabile quando si pensa di toccarne il testo e, aggiungo, per impostare un piano che sia nazionale e di vera resistenza e resilienza».
Al convegno di Camaldoli, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Zuppi ha ricordato che “la democrazia appare infragilita e in ritirata nel mondo».
Il sogno sarebbe quello di organizzare una Camaldoli europea, con partecipanti da tutt'Europa, per parlare di democrazia e Europa. “I padri fondatori hanno avuto coraggio, rompendo con le consolidate logiche nazionalistiche e creando una realtà mai vista né in Europa né altrove. Nella pace, bisognava rendere solidali le democrazie. Sarebbe importante che i cristiani europei tornassero a confrontarsi perché l'Europa cresca, ritrovi le sue radici e la sua anima, si doti di strumenti adeguati alle sfide».
Zuppi ricorda che «molti estensori del Codice sono entrati nella DC e molti esponenti della DC - e di altri partiti - hanno assunto i contenuti del testo. L'esperienza insegna che il lavoro culturale, anche indipendente dalla politica, è fondamentale. “Talvolta si usa la parola prepolitico a proposito del lavoro culturale, con una punta di deconsiderazione. Oggi ce n'è un grande bisogno per sfidare la politica a guardare lontano con visioni e pensieri lunghi».
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A questo proposito Zuppi ricorda che «c'è chi chiede alla Chiesa di promuovere o favorire incontri, riflessioni tra cattolici su temi civili. Non mancano occasioni e questioni. Capisco l'esigenza e sono disponibile ad aiutare iniziative di questo tipo, proprio perché senza interessi immediati, personalistici o di categoria. I credenti devono avere il coraggio, nel rispetto delle diverse sensibilità, di interrogarsi dialogando e ascoltandosi, che vuol dire ispirarsi al Vangelo nella costruzione della comunità umana».
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«La Chiesa è attenta a ciò che avviene sul piano politico e sa riconoscere ciò che ha valore e ciò che non lo ha. Ad esempio, - dice il cardinale Matteo Zuppi - da anni la Chiesa chiede a tutti i governi che chi fugge da grandi povertà, da pericolo grave o di morte, sia accolto come fratello o sorella, con risposte che siano all'altezza dell'umanesimo vera identità del nostro paese».