Marco Cappato è stato assolto «perché il fatto non sussiste» dai giudici di Milano dall'accusa di aiuto al suicidio per aver accompagnato Fabiano Antoniani, noto come deejay Fabo, in una clinica svizzera a morire. La difesa di Cappato aveva chiesto l'assoluzione dell'esponente dei radicali con la formula «perché il fatto non costituisce reato» chiedendo alla Corte di fare «un passo avanti» e di avere «coraggio giuridico». L'avvocato Francesco di Paola aveva in sostanza spiegato che dal momento in cui la Corte Costituzionale ha detto di legiferare «lo ha fatto per individuare quella norma che trasfonda nell'ordinamento il principio dell'articolo 32, secondo comma, della Costituzione e cioè quello che nessuno può essere sottoposto a trattamenti sanitari senza il proprio consenso», ha detto il legale fuori dall'aula.
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Nel corso della sua arringa l'avvocato, che difende Cappato assieme al collega Massimo Rossi, ha tenuto a precisare che «sono state aperte le strada da parte della Corte Costituzionale delle scriminanti procedurali che fanno venire meno la illegittimità del fatto nel momento stesso in cui si compie». Il difensore quindi ha chiesto alla corte di Assise di Milano di assolvere l'esponente dell'associazione Luca Coscioni con la formula «perchè il fatto non costituisce reato». Massimo Rossi, in linea con la Procura, ha chiesto l'assoluzione perchè il fatto non sussiste
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