Furbetti del cartellino del servizio psichiatrico della Asl, due medici rinviati a giudizio

Belcolle
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Venerdì 28 Ottobre 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 20:22

Furbetti del cartellino del servizio psichiatrico della Asl, due medici rinviati a giudizio e 15 dipendenti scagionati da ogni accusa. Si è conclusa ieri mattina l’udienza preliminare per i 17 dipendenti accusati di assenteismo. Si tratta del secondo gruppo dei 27 dipendenti finiti nell’inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo iniziata a fine 2017. I 27 indagati sono stati divisi in due tronconi. I 10 indagati, del primo troncone, sono state già tutte rinviate a giudizio. Il processo per loro inizierà il 14 dicembre davanti al collegio del Tribunale di Viterbo. I 10 sono accusati di assenteismo, peculato e truffa.

Dei restanti 17, su cui pendeva solo l‘accusa di assenteismo, solo in due arriveranno davanti al giudice del Tribunale di Viterbo. Per tutti gli altri una sentenza di non luogo a procedere. Tutto parte a dicembre 2017 quando i carabinieri inviano in Procura una notizia di reato. I furbetti del cartellino sarebbero stati incastrati dalle telecamere disposte all’ingresso del dipartimento. Nella maggior parte dei casi con pedinamenti e servizi di appostamento fotografici.

Medici e assistenti sociali nel periodo delle indagini, secondo la pubblica accusava, risultavano ovunque fuorché al lavoro: a fare la spesa, a fare un bagno rigenerante alle terme, a incontrare amici o parenti.

Tutto mentre avrebbero dovuto ricevere malati o coordinare il servizio medico. All’epoca l’attenzione degli investigatori venne attirata da un dipendete della Asl, in servizio al dipartimento di salute mentale che, quotidianamente, dopo aver timbrato il badge, si allontanava dalla sede di lavoro, espletando esclusivamente incombenze di carattere personale, come quella di recarsi, nella maggior parte della volte, alle terme.

Gli accertamenti – in stratta collaborazione con la direzione della Asl – sono stati poi estesi su numerosi altri dipendenti del dipartimento. «Da tale attività - spiegò la Procura in fase di indagine - emerse, in maniera chiara, che alcuni medici anche con responsabilità di struttura complessa e semplici e altri operatori sanitari si allontanavano arbitrariamente dalla sede di servizio per attendere a impegni personali».

La difesa degli indagati, fin dal primo momento, sostena che nessuno si era allontanato per truffare lo stato. Ma lo spostamento dalla sede sarebbe stato causato da motivi di lavoro. La prima udienza per i due medici rinviati a giudici sarà a settembre del prossimo anno.

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