«L’appalto per l’igiene urbana ha subito mostrato delle criticità ma noi abbiamo fatto il meglio di ciò che potevamo fare». Battute finali per il processo che vede imputati il dirigente del Comune Ernesto dello Vicario il responsabile tecnico Francesco Bonfiglio e il consigliere di Viterbo Ambiente Maurizio Tonnetti. I tre imputati rispondono di falso ideologico. A raccontare cosa succedeva negli uffici di via Ascenzi durante il periodo in esame è stata l’ex rup, Sara Palombi, la responsabile unica del procedimento inizialmente indagata e poi completamente prosciolta. Il processo è una costola del più noto procedimento Vento di maestrale. Dietro l’inchiesta una presunta truffa da un milione e mezzo di euro l’anno. In particolare la Procura accusa il dirigente di non aver rescisso il contratto con Viterbo Ambiente nonostante le sanzioni e il servizio di spazzamento non adeguato.
«Le difficoltà rimostrante riguardavano la distribuzione dei mastelli, le isole di prossimità e lo spazzamento. Su questo la ditta ci aveva fornito un software per controllare e monitorare i mezzi mentre erano al lavoro, dopo un iniziale problema sul funzionamento siamo riusciti a elaborare i dati.
Dello stesso avviso Andrea Vannini, professore dell’Unitus che tra il 2014 e il 2015 ha rivestito l’incarico di assessore all’ambiente. «Era ovvio che c’erano dei problemi mi chiamarono per questo. Quando sono arrivato c’era una situazione di forte dialettica tra Comune e azienda. Si discuteva dell’adeguamento Istat, del conferimento dell’organico e delle gestione delle isole di prossimità, a dir poco imbarazzante. Proponemmo un atto transattivo per sistemare alcune pecche. Il dirigente Dello Vicario è stato sempre duro durante gli incontri non voleva cedere sui punti che avrebbero aumentato i costi per la collettività».