Puccica: «Camilli mi disse che avrebbe lasciato la Viterbese. Io? Pronto per un'altra sfida»

L'allenatore Lillo Puccica
di Andrea Arena
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Mercoledì 12 Luglio 2017, 11:35
Non sta fermo mai, Rosolino detto Lillo. Adesso è dietro il bancone del negozio di sport a Capranica (di solito c'è suo figlio Luca), dove sono appese le foto con Lionel Messi e Luciano Spalletti e altri protagonisti del calcio mondiale. Intanto allena l'altro figlio Federico, e una decina di ragazzi affacciati già sul calcio che conta, per tre pomeriggi a settimana. Poi ci sono i piccoli gioielli della Romaria, club di puro settore giovanile affiliato alla Roma: ai giallorossi ha passato due talenti interessanti, il portiere Gabriele Baldi (15 anni per un metro e 88) e l'attaccante Andrea Ceccarelli, classe 2006, già al fianco a Totti nella festa di addio contro il Genoa.

MEGLIO A TRE Lui, Lillo, sta per partire per l'Austria, dove seguirà il ritiro del Genoa del suo amico Juric. Altri tecnici di serie A lo chiamano per chiedergli dritte sulla difesa a tre, che praticamente ha inventato lui oltre vent'anni fa: “Quando allenavo le giovanili della Lodigiani, venne l'Ajax in ritiro alla Borghesiana, per preparare la finale di Champions League (poi persa all'Olimpico contro la Juventus, nd). Studiai le tattiche di Van Gaal tutti i giorni. Poi provai a ripeterle in campo, ma non era mica facile. Per fare la difesa a tre non basta togliere un giocatore dalla linea di retroguardia. E' una questione di movimenti, di equilibri”, ricorda oggi.

MERCATO Ma Lillo Puccica aspetta soprattutto la chiamata di una squadra del nord (facciamo lombarda), per proseguire in Lega Pro. A 56 anni compiuti, uno dei più fortunati esponenti della “razza Capranica”, dei tanti giocatori usciti da questo paese di neanche diecimila abitanti, pensa sempre intensamente al calcio, ad allenare, ed evita con classe di entrare nel tormentone più insopportabile dell'estate – a parte Despacito, s'intende -, quello sul futuro della Viterbese, la squadra che ha guidato fino al 30 giugno.

LA STRANA COPPIA Camilli lascia davvero, o siamo di fronte ai soliti giochetti? “Non lo so, la situazione non è chiara. Comunque a metà marzo, quando ci accordammo, il Comandante già mi disse che avrebbe lasciato. Ciò che mi preoccupa, semmai, è il futuro del settore giovanile, qualcosa da salvare. E lo dico da ex tecnico della Berretti che andò alle finali nazionali. Non si capisce perché a Viterbo bisogna sempre ricominciare da capo. Succede solo qui”. L'accordo con Camilli ha stupito chi conosce bene entrambi: caratteri orgogliosi, a volte rudi, di sicuri sincenri. Invece ha funzionato: “Ci siamo sempre rispettati, anche quando ci incrociavamo da avversari – ricorda Puccica – Io gli avevo accennato più volte, ultimamente, di voler fare qualcosa col settore giovanile. Lui mi diceva: 'ma che vai a fare'. Quando mi ha chiamato è stato per la prima squadra”.

L'ULTIMA IMPRESA Nella sua terza esperienza sulla panchina dei Leoni (più una vita da giocatore) Puccica ha fatto un altro miracolo, i playoff. Eppure era stato preso da Camilli in modalità yogurt, con la data di scadenza: “Non era un problema. Avevo bisogno di rientrare nel calcio che conta, ne avevo avuto abbastanza della serie D, dei limiti assurdi, degli under. Il mio posto è sempre stato tra i professionisti, dove magari non si va a cena con la squadra, ma si possono attuare schemi e idee con ragazzi preparati, che ragionano in un certo modo. C'è un maggior distacco rispetto alle esperienze tra i Dilettanti, tipo quella con la Flaminia, dove facevo un po' tutto. A proposito: spero che il presidente Ciappici riesca ad andare avanti, nonostante quello che leggo sui giornali”.

Puccica arriva e resuscita la Viterbese: “Tre vittorie in fila, nonostante mezza rosa fosse indisponibile. La risalita dal decimo all'ottavo posto. I playoff. Dai quali, lo sottolineo, siamo usciti a causa del regolamento, e non per demeriti. In tutto ciò, pochi complimenti, io e Nardecchia (il vice, altra bandiera gialloblu, ndr) che ci guardavamo e dicevamo 'siamo passati come un temporale'. Ci sta, il calcio è pure questo, in compenso mi godo gli abbracci dei tifosi che mi fermano anche al mare, come l'altro giorno a Tarquinia”.

LEGGENDA Del resto, Puccica è storia, è leggenda: a 17 anni giocatore (“Viaggiavo con Manlio Morera. Lui andava a dormire alla cinque, la mattina era pronto con la sua A112 a partire per Vierbo”), allenatore delle giovanili, l'impresa salvezza di Nocera Inferiore in quell'anno sciagurato quando il presidente Aprea si diede uccel di bosco e le redini del club furono prese da Carlo Maria Cardoni e Giulio Marini; la barra dritta tenuta negli anni disastrati di Fiaschetti. “Tutte esperienze indimenticabili - conclude - perché questi colori ce l'ho dentro da sempre. Un rimpianto? La Viterbese di Carboni, quella che sfiorò la B, la impostai io. Santoruvo, Martinetti, Frau erano tutti giocatori che avevo scelto io per Viterbo”, Tranquillo, mister, lo pensano tutti. E qualcuno continua ancora a ringraziare.
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