Ricorso al Tar sulla trasversale Orte-Civitavecchia: «Così si rischia l'addio al completamento»

I lavori per il secondo lotto della trasversale
di Renato Vigna
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Mercoledì 14 Febbraio 2018, 12:11 - Ultimo aggiornamento: 15:16
«Sulla Trasversale, nel momento in cui la discussione si protrae da decenni, a meno che non si immagini che nell'ultimo tratto la strada diventi invisibile, un compromesso ragionevole e sostenibile sotto il profilo ambientale va raggiunto. Questo compromesso è la decisione del consiglio dei ministri delle scorse settimane e su questo deve ritrovarsi il territorio intero perché è una battaglia delle nostre terre, ma anche del Paese: completarla è una necessità dell'Italia se vogliamo dare risposte di sviluppo». Il primo a denunciare pubblicamente il rischio derivato dal ricorso al Tar contro il completamento della Orte-Civitavecchia, è stato Alessandro Mazzoli, deputato uscente e candidato del Partito democratico al Senato. Ma lui non solo teme per i tempi, ma per la realizzazione stessa dell'opera.

Eppure, tutto sembrava fatto: il Governo aveva dato il via libera al tracciato verde, per il quale sono già stanziate le risorse necessarie, ovvero 400 milioni. E, invece, a squartare il velo dell'ottimismo arrivano le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Lipu, Wwf, Grig (Gruppo di intervento giuridico) e Forum ambientalista che hanno sottoscritto il ricorso al Tar del Lazio. Cosa succede ora? Presto per dirlo. L'ipotesi più temuta è che il tribunale amministrativo blocchi tutto in attesa di pronunciarsi (come accaduto per l'ospedale di Belcolle, dopo il ricorso della ditta arrivata seconda in graduatoria).

«Il ricorso è un diritto e nessuno può negarlo, ma certo sostiene il presidente dell'Ance, Andrea Belli - si rischia di fare la fine della Cassia: con ricorsi e veti, si sono persi i finanziamenti. Finalmente, sulla Trasversale abbiamo una scelta forte del Governo e ci sono i fondi per procedere. Mi auguro che il Tar non pronunci una sospensiva». Perché se ora le risorse ci sono, non è detto che il prossimo governo, di fronte a tanti intoppi, non decida di spostarle altrove. «Il percorso verde conclude è il giusto compromesso tra la tutela dell'ambiente e quella dei soldi pubblici, visto che gli altri progetti costano troppo. In Italia si dicono troppi no a prescindere e, dietro la pretesa di difendere l'ambiente, a volte si celano posizioni ideologiche. Anche noi abbiamo a cuore la salvaguardia della natura, ma le merci le dobbiamo muovere e in qualche modo a Civitavecchia dobbiamo arrivarci».
 
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