I dehors fissi per legge. Roma: è inaccettabile. Urso: «Un piano strutturale con Comuni e soprintendenze»

Verso una nuova proroga

I dehors fissi per legge. Roma: è inaccettabile. Urso: «Un piano strutturale con Comuni e soprintendenze»
di Francesco Pacifico
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Venerdì 17 Maggio 2024, 06:25

Si va verso una nuova proroga - la quarta - per mantenere in strada i tavolini di bar e ristoranti in più autorizzati durante il Covid. Da inserire, come avvenuto lo scorso anno, nella legge annuale per la Concorrenza, assieme a una norma che proverà a unificare le modalità di concessione su tutto il territorio nazionale. Molto probabilmente, limitando i poteri delle soprintendenze. Ci sta lavorando il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. L’ipotesi è stata accolta con favore dalle categorie interessate, senza forti pregiudiziali dai sindaci - contraria, senza se e senza ma, la giunta romana di Roberto Gualtieri - e lascia invece perplessi i comitati dei residenti.

Secondo le stime più benevole - come quelle della Fiepet-Confesercenti - la proroga riguarderà su tutto il territorio nazionale pedane pari a quasi 750mila metri quadri, o a 180mila tavoli, installate nel 2021 per permettere agli esercenti di tornare a lavorare, sfruttando la prima parabola discendente della pandemia. Quindi, un perimetro esteso come la metà di Roma o Milano, Torino, Napoli e Firenze messe assieme. Ma l’obiettivo del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è più ambizioso: provare a mettere ordine nell’intricato dedalo di regole per autorizzare i dehors. Complesso - visti i diversi livelli di competenze tra poteri comunali e strumenti d’interdizione delle soprintendenze - già prima del Covid.

LA PLATEA

Il ministro, davanti a una platea che non si aspettava di sentire altro - la Fipe-Confcommercio - ieri ha spiegato: «Nel disegno di legge Concorrenza (atteso in consiglio dei ministri tra un mese, ndr) pensiamo a una norma che vada nella direzione di rendere strutturale la normativa sui dehors, i tavolini all'aperto, così da coniugare la fruizione degli spazi commerciali con quelli culturali e residenziali». Per aggiungere, anche perché il punto nodale della questione è questo, poi: «Siamo al lavoro con l'Anci e le soprintendenze, affinché la norma possa essere frutto di una condivisione con tutte le parti coinvolte».

Urso ieri ha preso in contropiede un po’ tutti, a quanto pare persino alcuni dirigenti del suo dicastero. Ma ha finito per colpire nel segno, e non soltanto in un’ottica pre-elettorale. Non a caso Lino Enrico Stoppani, storico presidente della sigla Confcommercio che racchiude titolari di bar e ristoranti, ha fatto notare: «Siamo favorevoli perché si mette mano a un tema molto delicato, dove molto spesso c'è la fantasia delle amministrazioni comunali». Per non parlare del tema della «desertificazione commerciale» e la capacità dei tavolini di dare soprattutto nelle periferie «sicurezza, vivibilità, animazione, contrastando il degrado».

Durante il Covid, la metà degli esercenti ha ampliato o installato dehors. Una scelta che è stata vincente non solo per il settore, ma si è portata con sé molte ombre. Bar e ristoranti hanno visto aumentare il loro giro d’affari - crollato con il lockdown - del 3,9 per cento tra il 2019 e il 2023, con la spesa destinata a colazione pranzi, aperitivi e cene salita a 92 miliardi di euro. I Comuni, tra pre-Covid e post-Covid, hanno registrato poco più di 200 milioni di euro in più di incassi grazie alle tasse di occupazione di suolo pubblico, ormai sopra il miliardo di euro. Fin qui - e compresa anche un’importante risposta alla domanda di socialità del Paese dopo le restrizioni della pandemia - le luci.

Sì, perché parallelamente è scoppiato il fenomeno di tavolino selvaggio.

Non a caso, negli ultimi giorni a Napoli, il Comitato “Valori Collinari” ci ha messo un attimo per raccogliere un migliaio di firme con una petizione online e chiedere al sindaco Gaetano Manfredi «interventi immediati per debellare questo problema che ha raggiunto livelli insostenibili». A Milano, il collega Giuseppe Sala ha di fatto vietato i dehors dopo la mezzanotte. A Roma, a causa delle ultime proroghe, la giunta Gualtieri ha dovuto congelare un piano già approvato in giunta sui tavolini, che mette fuori legge le pedane rialzate e i gazebo sulle grandi consolari e inserisce regole ancora più stringenti nell’area vincolata dall’Unesco. Tra l’altro ha anche predisposto un’apposita task force di vigili per i controlli: durante uno dei primi blitz - nella centralissima via dei Pastini, vicino al Pantheon - gli agenti scoprirono che le file dei tavolini non lasciavano più di un paio di metri al passeggio ed elevarono sanzioni per 40mila euro. Senza considerare - un po’ ovunque - le proteste dei residenti perché con i tavolini sparsi ovunque è quasi impossibile trovare parcheggio, attendere l’arrivo di un’autoambulanza, c’è chiasso fino a tarda sera, senza considerare i cumuli di immondizia prodotta.

Anche per questo - su mandato del sindaco Gualtieri - l’assessore al commercio capitolino, Monica Lucarelli, non ha trattenuto la sua ira: «È assurdo e inaccettabile che il ministro Urso e il governo centrale decidano unilateralmente per le amministrazioni locali», dimenticando «le vere esigenze di impres e e residenti». Più cauto il presidente dell’Anci, e sindaco di Bari, Antonio Decaro: «Attendiamo di conoscere tutti i dettagli della proposta e speriamo che questa sia la volta buona», però con «regole chiare per sostenere le attività economiche evitando le occupazioni selvagge». Dalla parte del ministro il collega, titolare dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: «Penso che i ristoratori veri siano quelli che ci tengono di più all’ambiente che li circonda e alla qualità della vita delle città e quindi sono quelli più attenti al decoro pubblico».

LA NORMA

Anche nella legge per la Concorrenza ci dovrebbe essere la possibilità di mantenere in vigore le modalità di autorizzazione straordinarie previste per il Covid, che bypassando i regolamenti dei Comuni, permettono agli esercenti di ottenere nelle zone autorizzate i permessi, presentando una richiesta con un asseverazione di un tecnico, ma senza dover attendere il via libera delle soprintendenze. Guardando al futuro il dicastero di via Veneto, lavora in due direzioni: come ha spiegato Urso serve un tavolo tra Comuni e gli enti che dipendono dal ministero della Cultura per scrivere assieme linee guida più generali in ottica di semplifare le procedure. Ma per ottenere quest’obiettivo, il governo può soltanto intervenire sulle competenze delle soprintendenze, veri guardiani su vincoli paesaggistici e monumentali. In questa direzione potrebbe essere utile una proposta di legge del parlamentare Gianluca Caradonna, e ora in discussione in commissione Attività produttive della Camera, che tra l’altro punta a ridurre i passaggi per le autorizzazioni per le strutture removibili. Ma senza l’accordo con i sindaci, gli spazi di manovra sono molto stretti.

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