Concorsopoli, il sistema «fantasma, le bugie a fine di bene e un bestiario in un cui ognuno ha dato il peggio di sé»

Il professor David Brunelli in aula
di Egle Priolo
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Mercoledì 15 Maggio 2024, 09:48

PERUGIA - Concorsopoli? «È il processo del grande fratello. Un sistema? Più che altro un bestiario, anche di bugie, in cui ognuno ha dato il peggio di sé». Impossibile riassumere le sette ore di appassionata difesa, ma il senso dell'arringa di David Brunelli, ieri in aula per difendere la posizione dell'ex assessore regionale alla Sanità Luca Barberini, è tutta qui. Nessun sistema, che è un entità «fantasma», rispetto alle persone a cui si contestano nel concreto i presunti concorsi pilotati in sanità. «Siamo proprio sicuri che ci fosse davvero un sistema che eterodirige il direttore generale Duca o piuttosto siamo davanti a singoli episodi?», è la domanda che Brunelli, affiancato da Chiara Peparello, ha rivolto alla corte presieduta da Marco Verola. Perché prima di entrare nel merito delle contestazioni avanzate nei confronti di Barberini, come sempre in aula - e per cui la procura ha chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi per abuso d'ufficio, rivelazione di segreti e falso -, Brunelli ha ragionato sull'approccio a questa inchiesta che nel 2019 ha decapitato politica e sanità in Umbria.

«La vita di queste persone è stata squadernata, squarciata e passata al microscopio per 6 mesi – ha ricordato -, tra telecamere e trojan. Abbiamo aperto un mondo all'ascolto e alla visione. E ne è uscito un bestiario in cui tutti hanno restituito il peggio di loro stessi». Il richiamo, in un caustico crescendo di ragionamenti au contraire, è per esempio alle «bugie bianche» che l'ex dg Emilio Duca ha raccontato all'ex direttore amministrativo Maurizio Valorosi facendogli credere di aver passati i temi di un concorso a un coimputato. «Una bugia come ha raccontato lui stesso – ha ricordato Brunelli – per allentare la pressione di Valorosi», lo stesso che «alle volte fa credere a Duca alcune cose non vere». Insomma, spesso «millanterie», o «bugie dette a fin di bene, utili a evitare conflitti o a vincerli», in quello raccontato come un rapporto di amore e odio tra le stanze alte dell'ospedale. Una ricostruzione utile, per lo studio Brunelli, per arrivare a chiedere ai giudici quale sarebbe stato il sistema e soprattutto, per entrare nel merito, con quale ruolo per Barberini, unico politico per cui i pm Mario Formisano e Paolo Abbritti hanno chiesto la condanna per associazione per delinquere.
Se l'ex presidente Catiuscia Marini e l'ex sottosegretario Gianpiero Bocci, per la procura, vanno assolti dall'accusa non più grave nel computo della pena ma certamente più infamante – è il sottinteso della difesa – e Barberini «non è più il capo, ma solo un organico all'organizzazione illecita», quale sarebbe il «dall'alto» da cui sarebbero arrivate le pressioni per i presunti aiuti? «Poiché non è Marini (a cui si contesta un raccomandato), non è Bocci (un raccomandato e altre voci), non resta che Barberini (più di un raccomandato, più di un concorso, ruolo svolto). La statistica affianca la criminologia», ha chiosato Brunelli, senza lesinare stoccate alla procura sui richiami alla criminologia e alla «criminalità appresa e non percepita». E poi le sottolineature in blu sugli imputati a cui «nessun euro è entrato in tasca» a fronte di confessioni forse un po' smargiasse quando, convinti di non essere ascoltati, affermavano di compiere «cinque reati al minuto».
Da lì, Brunelli ha smontato una a una le accuse della procura, mollando il catenaccio solo per il concorso per infermieri, in cui – in estrema sintesi – magari qualche concretezza c'è, ma non i 20 nomi che a Barberini vengono attribuiti dalla famosa pen drive della Borghesi, tra candidati a colori e sigle per indirizzare la selezione.
E se l'udienza si era aperta con l'avvocato Franco Libori che ha chiesto l'assoluzione per Walter Orlandi, spiegando come manchi «la minima prova» contro di lui, ora si torna in aula martedì 21 per chiudere l'arringa e smantellare anche l'accusa di associazione per delinquere a carico di Barberini e poi per ultimare la difesa di Bocci.

I tempi per la sentenza si allungano, ma entro giugno la corte si riunirà finalmente in camera di consiglio.

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