Hotel Barberini evacuato per esalazioni tossiche, cosa è successo? «Problemi durante il cambio dei fusti chimici per l’idromassaggio»

L'addetta alle pulizie: «Non potevo più respirare, ho avuto paura di morire»

Hotel Barberini evacuato per esalazioni tossiche, cosa è successo? «Problemi durante il cambio dei fusti chimici per l’idromassaggio»
di Camilla Mozzetti e Flaminia Savelli
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Mercoledì 24 Aprile 2024, 00:45

«C’è stato questo problema nei locali della Spa dove c’erano queste sostanze chimiche che si sono unite e hanno creato questa nube tossica, fortunatamente tutti i clienti stanno bene, le uniche che purtroppo sono state accompagnate in ospedale sono nostri dipendenti come la governante e il manutentore, dobbiamo capire cosa è accaduto». Leonardo Marinelli è il general manager dell’hotel Barberini di via Rasella, evacuato ieri mattina dopo l’allarme per intossicazione da acido solforico e ipoclorito.

Roma, esalazioni all'hotel Barberini: otto intossicati dal cloro della spa. Due persone gravi in codice rosso

Un mix molto pericoloso e inalato da diverse persone. «Si trovavano nel piano interrato, ovvero quello della Spa - prosegue il direttore della strutture - abbiamo allertato le famiglie».

Non era la prima volta che quei dipendenti si trovavano a lavorare nella Spa. «Erano esauriti i prodotti chimici e si stava facendo il rimpiazzo - aggiunge ancora Marinelli - la Spa è stata aperta nel 2005 e recentemente, nel 2021, è stata rinnovata e questa è purtroppo la prima volta che si verifica un problema del genere. Abbiamo contattato la ditta che ci fornisce i prodotti chimici e che ci ha fatto tutta la vasca idromassaggio, non resta da capire cosa sia successo veramente». Di certo il miscelamento delle sostanze avviene secondo dei dosaggi precisi e in modo meccanico: «il cambio dei fusti viene fatto da un dipendente - spiega il direttore - ma poi c’è una macchina che li mescola nel giusto rapporto chimico, bisogna capire cosa è accaduto nella fattispecie». Se dunque si è trattato di un errore umano o meccanico. L’hotel Barberini era al completo al momento dell’incidente: tutte le 35 camere erano occupate ma molti dei sessanta ospiti, in larga parte turisti, ieri mattina al momento delle esalazioni erano già usciti per visite o tour nella città. Chi invece ancora si trovava all’interno fra le 9 e le dieci è stato costretto a uscire di corsa, rientrando solo in tarda mattinata per recuperare abiti o effetti personali mentre le operazioni di messa in sicurezza si sono conclude solo nel pomeriggio con le verifiche tecniche.

 

LA PAURA

Paura in strada dove la polizia locale ha dovuto, per permettere anche l’intervento delle ambulanze e dei mezzi dei vigili del fuoco, bloccare via delle Quattro Fontane e chiudere la traffico via Rasella. La paura per i dipendenti colpiti da questa nuvola tossica è stata molta, così come per i loro familiari. C’è chi qui ci lavora da pochi mesi e altri invece che sono dipendenti “storici”.

«Amore ho tanta paura, non respiro più» poi la corsa in ospedale e la tensione che si è sciolta nel corso delle ore quando la situazione è migliorata. Al pronto soccorso dell’ospedale San Camillo il marito e il figlio di V. G., 50enne addetta alle pulizie all’hotel Barberini, sono in attesa di notizie sulle condizioni cliniche. La donna è stata trasportata in codice rosso per le esalazioni del cloro che, per cause ancora da accertare, ieri mattina hanno intossicato nove persone.

IL TESTIMONE

«So che adesso è cosciente perché ci stiamo scrivendo via messaggio - racconta il marito mentre abbraccia il figlio- ma non è ancora chiaro il quadro clinico, quanto la sua respirazione sia stata compromessa. E’ spaventata, lo siamo tutti. Abbiamo letto la notizia sui siti, l’ho subito chiamata. Sono ancora sconvolto, io e mio figlio vogliamo solo vederla e accertarci che stia bene. Ancora dobbiamo parlare con i medici».

La donna da tempo è impiegata nella struttura, insieme agli altri colleghi rimasti intossicati, quando è scattato l’allarme era in servizio al primo piano della struttura alberghiera. Trasportato in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni anche A.T., uno straniero di origini marocchine di 60 anni. Anche lui, come la collega, ha accusato una forte difficoltà respiratoria: «Non riesco a respirare aiutatemi» ha ripetuto ai sanitari che lo hanno soccorso. Anche per lui è stato necessario un supporto respiratorio.

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