«Elisabetta era stanca della vita che le faceva fare Salvatore Bramucci. Si lamentava dei suoi comportamenti. Era una vergogna per lei». Omicidio Bramucci si torna in aula. A salire sul banco dei testimoni un’amica della moglie della vittima. «Erano d’accordo per lasciarsi. Lei aspettava solo che lui finisse di scontare i domiciliari. Sarebbe rimasta nella casa di Soriano a gestire il canile, mentre lui doveva andare a Tenerife. La storia era finita, lei voleva un futuro diverso per lei e per i figli. A lui interessavano solo i soldi, era un padre padrone per niente tenero».
Salvatore Bramucci, il medico legale in aula: «Ucciso con una raffica di colpi»
La vicenda
Il 7 agosto 2022 Salvatore Bramucci, noto pregiudicato locale, viene freddato con cinque colpi di pistola mentre è alla guida della sua autovettura in località Acquafredda-Basso della Campana a Soriano nel Cimino.
La relazione tra marito e moglie era al capolinea. «Lui aveva un’amante - ha detto ancora l’amica. A Soriano lo sapevano tutti e Elisabetta per monitorare gli spostamenti del marito mise un’app sul telefono». Secondo l’accusa la moglie Elisabetta per evitare problemi durante i giorni dell’agguato, mandò il figlio più grande in Grecia con la fidanzatina. «Glielo abbiamo consigliato - ha detto ancora l’amica - perché volevamo che si divertissero. Abbiamo dovuto insistere un po’ solo perché il figlio di Elisabetta è un ragazzo con la testa sulle spalle e non voleva lasciare la madre da sola una settimana a gestire la casa e il canile».
A spiegare nel dettaglio l’indagine, fermo immagine per fermo immagine e conversazione per conversazione, è stato il luogotenente del Nucleo investigativo che ha seguito tutti i passi. «Siamo partiti con l’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza di Soriano nel Cimino del giorno del delitto, dove abbiamo riscontrato la presenza della Smart bianca e della Giulietta grigia che procedevano appaiate per il tragitto». Le due auto hanno percorso Roma - Soriano nel Cimino e ritorno vicinissime, la prima (l’auto presa a nolo quindi “pulita”) faceva da apripista, l’altra invece seguiva (si tratta di un’auto rubata con cui materialmente è stato commesso il delitto. «Riteniamo che Tony Bacci e Lucio La Pietra hanno utilizzato il metodo della staffetta per evitare problemi con le forze dell’ordine. in un passaggio delle intercettazioni lo spiegano loro stessi». Bacci scrive a Sabrina Bacchi. «Andiamo con due, io faccio strada davanti, così per qualsiasi cosa faccio il matto». È grazie alle auto che percorrevano il tragitto andata e ritorno in questo modo che gli investigatori sono arrivati a scoprire l’identità dei killer e poi quella di tutti i partecipanti. Inchiodandoli con intercettazioni e immagini della sorveglianza.