Fini condannato per la casa di Montecarlo: Tulliani, il citofono e quell'atto finito nel mirino dei pm. La storia

L’atto di vendita dell’appartamento in boulevard Princess Charlotte 14 è dell'estate 2008

Fini condannato per la casa di Montecarlo: Tulliani, il citofono e quell'atto finito nel mirino dei pm. La storia
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Martedì 30 Aprile 2024, 12:03

L'ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi nel processo legato all'acquisto di un appartamento a Montecarlo. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale di Roma. L'accusa è di riciclaggio. Condanna a 5 anni per la compagna Elisabetta Tulliani, a 6 per il fratello Giancarlo Tulliani e a 5 anni per il padre Sergio Tulliani per l'accusa di riciclaggio.

Ma che storia è quella della casa?

L’atto di vendita dell’appartamento in boulevard Princess Charlotte 14 è dell'estate 2008. Due anni appena e l’indirizzo compare sui quotidiani di tutta Italia con il suo portato di gossip e polemiche.

In verità donna Anna Maria Colleoni, la contessa che ne fece grazioso dono ad Alleanza Nazionale, nel 1999, mai avrebbe potuto immaginare esiti più problematici per il suo bilocale a pochi passi dal Casinò. Venticinque anni di tormentone dunque. Ereditato, quindi venduto alla Printemps (dietro la quale vi sarebbe stato Giancarlo Tulliani, l’intraprendente «cognato» di Gianfranco Fini e i capitali del re delle slot, Francesco Corallo) per poco più di 300mila euro e infine ceduto con soddisfazione e profitto (circa un milione 250mila euro) a un acquirente sconosciuto ma comunque fortunato sotto il profilo immobiliare se si considerano le valutazioni al metro quadro lassù in vigore. La storia è ripercorsa dal Corriere della Sera.

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IL CITOFONO

 Nell’agosto 2010 i cronisti di mezza Italia inseguono le visure immobiliari delle società che conducono a Tulliani junior e perlustrano metro per metro il suddetto boulevard nella speranza di confidenze che non arriveranno. Viene invece paparazzato il citofono della palazzina sul quale la scritta «Tulliani» spicca come un invito ad approfondire, sondare, investigare con l'unica certezza che l'ex presidente della Camera non vi abitò mai. In realtà le plusvalenze sarebbero venute assai dopo, nel 2015, con la vendita dell’appartamento a un oscuro acquirente. L'inchiesta per truffa Nel frattempo (sempre 2010) la Procura di Roma ha avviato un’inchiesta affidata al procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani.

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IPOTESI TRUFFA

 Ma una perizia immobiliare non sarà sufficiente a individuare responsabilità certe e il procuratore capo Giovanni Ferrara si arrende. L’inchiesta si chiude con una archiviazione. Fino al 2017 quando nuovi spunti vengono presi in esame dai magistrati Giuseppe Pignatone, Michele Prestipino e Barbara Sargenti. Stavolta si indaga sull’evasione massiccia di capitali destinati all’erario — 85 milioni di euro provenienti dal gioco delle slot — e Francesco Corallo appare subito come il «mandante» di un sistema ingegnoso per sottrarre beni al fisco. 

LA PROCURA

L’inchiesta ricostruisce i trasferimenti di denaro da Corallo alle società offshore che nascondono i Tulliani con la loro capacità di influenzare figure istituzionali. Gianfranco Fini, presidente della Camera tra 2008 e 2013, è una di quelle. Ebbene secondo la Procura romana anche Fini, come i congiunti Tulliani, avrebbe ricevuto «ingenti somme di denaro dal conto corrente... riconducibile a Francesco Corallo con cui Fini aveva stretto intesa». Ora la richiesta di condanna nei suoi confronti a otto anni di carcere.

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