Amatrice e i vigili del fuoco ricordano Franco Di Mare

Franco Di Mare ad Amatrice nel 2016
di Sabrina Vecchi
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Martedì 21 Maggio 2024, 00:10
RIETI - I grandi professionisti li distingui subito dalle mezzecalzette. Semplicemente perché il loro mestiere lo sanno fare talmente bene che non hanno certo paura di aiutare i più piccoli. È stato così per Franco Di Mare, fino all’ultimo giorno, all’ultima ora della sua vita. Anche per questo, nella Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo a Roma erano presenti al suo funerale non solo i volti noti della televisione e le firme autorevoli della carta stampata, ma anche i giornalisti più piccoli, quelli che da lui sono stati sempre ascoltati, consigliati, spronati a fare il loro lavoro con coerenza e passione: «Vai, ascolta, racconta le storie, le voci, cerca quello che non si vede». Fu così anche per noi cronisti locali durante il sisma del 2016, o almeno per chi ebbe l’umiltà di osservare ed apprendere da chi quel mestiere lo padroneggiava con tanta passione e competenza. Franco Di Mare, che allora conduceva Uno Mattina, si precipitò sui luoghi del terremoto - perché il nostro lavoro è andare sul posto, ricordate? - e raccontò quello che succedeva con il suo stile inconfondibile: chiaro, diretto, pacato. Senza sensazionalismi, senza sgomitate. Rispettando il dolore e il ruolo di tutti, e soprattutto dando voce in diretta a tutti coloro che stavano soffrendo, aiutando, cercando. «Lo accompagnai io sul posto, ci conoscevamo da tempo – ricorda il portavoce del Corpo dei Vigili del Fuoco, Luca Cari - Franco era uno che le cose le voleva capire fino in fondo, uno che ascoltava attentamente ogni parola che gli veniva detta. Lo portammo fino alla torre civica, faceva continuamente domande per comprendere realmente la situazione. Era un inviato di guerra di razza, abituato a scene di devastazione e dolore, ma non per questo meno umano». Anzi. Franco Di Mare era uno che le vicende che raccontava per lavoro le viveva visceralmente, sulla pelle, con tutta l’empatia e la delicatezza possibile verso chi stava soffrendo. Non certo da dietro lo schermo o a distanza, Gli piaceva respirare la stessa aria di chi era sul posto, e forse proprio questo gli è stato fatale. Quando si poteva, aggiungeva un pizzico di ironia tutta partenopea che era uno dei tratti principali del suo carattere. Sempre in prima linea in guerre e calamità, Franco Di Mare i Vigili del Fuoco li aveva incontrati tante e tante altre volte, con loro si era creato un rapporto di sintonia e collaborazione: «Come Corpo lo conoscemmo più o meno nel 2000, quando iniziammo a fare corsi di comunicazione e giornalismo – racconta Cari - e lui si mise a disposizione come docente. Poi ci incontrammo tante volte sul campo, nel 2019 per la sua trasmissione “Frontiere” facemmo un’intera puntata a Capannelle ricordando la tragedia di Vermicino, una vicenda che tocca particolarmente noi pompieri. Lui era genuino, così come lo vedevi, affabile e alla mano, mi chiamava “fratello”». In virtù di questo lungo e forte legame, oggi ai suoi funerali i mezzi dei Vigili del Fuoco erano in prima linea, così come lui era stato abituato a vederli. E a portare il suo feretro a spalla fuori dalla chiesa sono stati proprio i pompieri: «È stata una volontà della sua famiglia a cui abbiamo naturalmente acconsentito. La moglie e la figlia ce lo hanno chiesto, noi l’abbiamo fatto in nome di una lunghissima amicizia fatta di rispetto reciproco». Franco Di Mare, morto a soli 68 anni a causa di un mesotelioma, per lungo tempo inviato per la Rai nelle zone di guerra, è stato ricordato oggi dai colleghi anche per la sua grande generosità. Dimostrata anche nelle nostre zone. Quando gli fu chiesto de voleva donare un proprio libro autografato per la nuova biblioteca di Amatrice, la sua risposta fu immediata e diretta, proprio com’era lui: «Uno? Ci incontriamo a viale Mazzini, portati la macchina. Te ne prendi almeno uno scatolone».
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