Malinconia, nostalgia e noia: come le emozioni diventano malattie

In Italia il 60% delle persone dichiara di convivere con un disagio psicologico. E, tra questi il 75%, è rappresentato da giovani della generazione Z

Malinconia, nostalgia e noia: come le emozioni diventano malattie
di Valeria Arnaldi
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Giovedì 16 Maggio 2024, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 07:43

La malinconia, che secondo l'antica fisiologia di Ippocrate, era determinata dalla "bile nera”, responsabile del temperamento saturnino, che Victor Hugo poi avrebbe definito «gioia di sentirsi tristi».

La nostalgia, che da Ulisse alla saudade e oltre, è espressione del desiderio di tornare, con la pluralità dei "dove": alla casa, alla giovinezza, alla natura e via dicendo. Il "mal d'amore", definizione che storicamente fu usata anche per l'anoressia. Senza dimenticare la noia, o, più romanticamente, l'ennui, e molto ancora.

Lo insegna la storia: emozioni e stati d'animo sono stati spesso, in passato, interpretati come malattie. O scoperti come tali, prima di riconoscerli come "sentimenti". E oggi, in un'epoca in cui non di rado si riflette sull'analfabetismo emotivo, anche di ritorno - l’empatia nei giovani avrebbe subito un drastico calo dopo la pandemia ed era già scesa del 40% nel Duemila, secondo uno studio dell’Università del Michigan - quegli stessi stati d'animo hanno bisogno di cure o quantomeno di riflessione.

I dati

Secondo una ricerca realizzata da Inc Non Profit Lab, con Astraricerche, in Italia il 60% delle persone dichiara di convivere con un disagio psicologico. E, tra questi il 75%, è rappresentato da giovani della generazione Z. Sul “podio”, disturbi del sonno per il 32%, ansia per il 31,9%, apatia, per il 15%. Non stupisce che le nuove emozioni protagoniste del film Disney e Pixar Inside Out 2, in sala dal 19 giugno, siano proprio Ansia, Imbarazzo, Invidia e Noia, a segnare l'inizio dell'adolescenza della protagonista, Riley.

D'altronde, Ansia è il nome con cui è stata ribattezzata la Generazione Z. E sebbene sia «uno stato psicofisico che altera l’equilibrio, può portare tachicardia, sudori freddi, giramenti di testa», come sottolinea Mara Lastretti, consigliera Ordine Psicologi del Lazio ed esperta in cronicità, l’ansia è comunemente trattata come emozione. 

Il ritorno

Era un sentimento e invece è stata ritenuta una malattia la nostalgia, che a Palazzo Ducale, a Genova, fino al primo settembre, è indagata nella mostra Nostalgia. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al Contemporaneo: l’iter, con oltre centoventi opere, ricostruisce le diverse accezioni dello stato d’animo, da Albrecht Dürer a Francesco Hayez, da Giorgio De Chirico a Yves Klein e altri. Una questione di storia.

E salute.

«Fu l'alsaziano Johannes Hofer, nel Seicento, a coniare il termine “nostalgia” per indicare la patologia di cui soffrivano i soldati svizzeri lontani da casa – spiega Matteo Fochessati, che cura l'esposizione con Anna Vyazemtseva – Ogni epoca ha la sua nostalgia, anche la nostra, che sembra non avere tempo per il rimpianto, in realtà, nei fenomeni vintage in moda, musica e quant’altro, rivela un sentimento nostalgico condiviso peraltro da persone che non erano nate negli anni rilanciati dai trend».

Si può provare nostalgia di un'idea, un sentimento, un concetto. Così nel percorso, simbolicamente ciclico, ci sono la nostalgia dell'altrove, anche come possibilità di evasione, la nostalgia della felicità, come ricordo d'infanzia e così via, passando di secolo in secolo. «L'aspetto più interessante di questo sentimento - rimarca Fochessati - è proprio che si può provare nostalgia addirittura di qualcosa che non si è mai vissuto. E nel momento storico che stiamo vivendo, pieno di incertezza, inquietudini, insoddisfazioni, questo è quantomai evidente».

L'allerta

Proprio infelicità e frustrazioni possono condurre ad avere nostalgia del futuro e, da giovani, in un misto di rimpianto e ansia, stare male per quello che ci si crede condannati a perdere. «È difficile riconoscere il confine tra emozione e malattia – afferma Mara Lastretti – L'ansia è un segnale di allerta, che ha anche una valenza positiva, perché rivela uno squilibrio, un disallineamento. Ad esempio, se si dice sempre sì, anche quando si vorrebbe dire no, e l'atteggiamento si cronicizza, bisogna chiedersi perché questo accade, quando e cosa ha causato il disallineamento. Questo implica grande consapevolezza. E, di norma, l’intervento dello psicologo. I giovani di oggi sono stati fortemente aiutati dai genitori, per la gran parte non hanno sperimentato difficoltà, e dunque fanno più fatica ad affrontare l’esistenza. Non è un tema banale: ai primi ostacoli manifestano ansia».

Il Covid, con lockdown e distanziamento, ha complicato ulteriormente la situazione. Secondo una recente ricerca di Nomisma, gli studenti italiani sono sempre più ansiosi, indolenti e annoiati. A dirlo sono gli insegnanti: l'81 per cento degli intervistati ha rilevato un evidente aumento di ansia e stress. Il mondo è cambiato, le salde certezze dei genitori – e forse anche le mezze speranze dei fratelli maggiori – sono cadute e i ragazzi sentono l'ansia del domani che si avvicina, ma con poche prospettive di realizzazione. Precari guardando al futuro, lo sono nel presente, indagando – o al contrario, non facendolo – le loro emozioni.

«Oggi emozioni molto forti, come la rabbia, sono riconosciute e sdoganate rispetto al passato – continua Lastretti – stiamo perdendo, invece, la noia e la tristezza. È difficile accettare di poter essere tristi e, dunque, per evitare che accada, facciamo moltissime cose, pubblichiamo storie sui social, ci sembra impossibile stare fermi. La noia però è necessaria per ripartire e rigenerarsi». Ripensarsi.

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