Disabili, «Quelle due ore erano vita senza possiamo scoppiare»

WCENTER 0ANCAHBPNZ - anziani badante - gratis - xxxxx xxxxxxx
di G.Car.
3 Minuti di Lettura
Martedì 21 Maggio 2024, 06:30

«Il caregiver non ha tempo per se stesso. Si dice che tutta la famiglia di un disabile invecchi prima. Qualcuno, come è successo a me, si ammala a sua volta». Paola Franzini è una delle tante caregiver che hanno ricevuto il messaggio con cui si annuncia la fine del servizio di assistenza al Municipio XI. Al telefono la sua voce è stanca, scoraggiata. Ma non demorde. «Loro (inteso in senso generale, ndr) sperano che tu ti deprima e non smetta di lottare. Io però ho bisogno di prendermi cura di mia figlia finché la mia testa mi aiuterà, dato che il fisico non mi regge più».

L’OPERATORE
Dietro i numeri – dei fondi, del numero delle persone assistite, delle ore disponibili per un servizio – ci sono storie di persone. Che avevano trovato in quell’ora o due a settimana un sollievo, uno spazio per sé, per uscire a prendere un gelato, per fare la spesa. Oppure neanche quello: a volte l’operatore del Comune era un supporto quando il badante o l’assistente che si paga di tasca propria non era disponibile, magari durante la sera o il fine settimana. E si sorprendono al telefono mentre parlano del progetto già al passato. «Mia figlia ha 40 anni e a nove anni mi hanno detto che non c'era più speranza di miglioramento – continua Paola – ma io non mi sono arresa e ho fatto 18 viaggi, quattro solo in America. Per il primo intervento mi chiesero 100 milioni di lire. Per lei sono andata in Ungheria, in Polonia. Ho imparato come si fa la fisioterapia, sono andata avanti anche per sette ore al giorno. Non mi leggevo una pagina di un libro perché era un momento tolto a mia figlia».

GLI ALTRI CASI
Come Paola Franzini, sono in tanti nel Municipio XI a rimanere spiazzati di fronte allo stop del servizio. «Io peso 40 chili e non riesco a sollevare mio marito dalla carrozzina», dichiara Natalina Cianci, 74 anni. «Per me aveva un valore enorme.

All'inizio l'operatore veniva cinque ore la domenica, poi il servizio si è ridotto a un'ora e mezza o due. Settimana scorsa è arrivato un messaggio con cui lo sospendono. Non so neanche se ce l'avrò il mese di maggio». Natalina racconta di un «marito 83enne in carrozzina, con attacchi epilettici, mi è caduto un sacco di volte. A volte poi è poco lucido e ha attacchi di rabbia». C'è una persona (pagata da lei con fondi propri) che dà assistenza dal lunedì al sabato, ma la domenica non c'è nessuno a dare una mano. E ora subentra la disperazione. «Ieri ho fatto domanda per la Rsa, lo dico sempre ma non lo faccio. Questa volta però non ne sono così sicura».

Paola Gualtieri abita alla Magliana, dove assiste la sorella, che «si muove solo in carrozzina per una grave forma di osteoporosi». Per questo ogni trasferimento, anche il più banale, porta con sé il rischio di fratture. Il servizio di assistenza serviva proprio per consentirle di salire su un pulmino e andare nella sede di un'associazione, dove avere qualche momento di svago. «È una cosa minima, lo so» dichiara Paola «ma ci permetteva di farla partecipare alla vita dell'associazione. Adesso credo proprio non potrà più farlo».

IL SUPPORTO
Anche Lucia Rotilde Genovese vive alla Magliana, dove assiste la madre 91 enne, allettata da un anno. «Veniva l’operatore inviato dal Comune per cambiarla. Avevano garantito che il servizio sarebbe durato fino a dicembre prossimo e invece...» afferma sconsolata al telefono. «Per me era necessario per aiutarmi a lavare mia madre, a cambiarla. La mattina viene una ragazza, il pomeriggio quando torno dal lavoro mi rimbocco le maniche. Però non ho più soldi per pagare nessun altro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA