Una forma particolare di palpitazioni e di battito accelerato (tachicardia) è quella che compare in alcune persone dopo mangiato.
Perché diversi alimenti, oltre a diverse bevande, possono facilitarne la comparsa.
Se i processi digestivi subiscono un rallentamento, causato per esempio da un pasto molto abbondante, il cuore mette in atto dei fenomeni di “compensazione” per ripristinare i normali valori di pressione e irrorazione sanguigna e tutto questo determina la comparsa di tachicardia.
I CIBI
I cibi sotto accusa sono soprattutto quelli salati (snack, patatine, cracker, pizza, formaggi stagionati, affettati, zuppe in lattina, pane salato) e quelli piccanti. Oltre all’alcol e al caffè. A giocare un ruolo in questo senso sono anche gli alimenti ricchi di grassi saturi (i grassi di derivazione animale), ma anche una dieta carica di zuccheri.
Anche la disidratazione, cioè il bere troppo poco, può favorire la comparsa di aritmie. Le palpitazioni che compaiono dopo un pasto non sono, in genere, preoccupanti. Non sono, cioè, spia di una patologia cardiaca.
LE BEVUTE
Da ricordare che il consumo di bevande alcoliche, anche in piccole quantità, può scatenare la tachicardia. Chi soffre di questi disturbi dovrebbe evitarle. Particolarmente pericolose sono le bevute (binge drinking) del fine settimana (cosiddetto “holiday heart”). Una revisione di studi scientifici pubblicata sulla rivista Journal of the American College of Cardiology ha evidenziato che il consumo fino a 300 mg al giorno di caffeina si può considerare sicuro (gli esperti consigliano di non superare i 200 mg). Un espresso contiene circa 60 mg di caffeina, una tazzina preparata con la moka anche il doppio (100-150 mg) e una tazza di caffè americano 90 mg, mentre una lattina di cola da 330 ml circa 32 mg. Alcune persone possono avere palpitazioni e tachicardia scatenate dalla deglutizione. Soprattutto con il consumo di cibi piccanti.