Sciopero taxi oggi, quando e dove si fermano. A giugno i decreti taglia-code

Auto ferme oggi dalle 8 alle 22, manifestazione a Roma. Dubbi sulle adesioni. Radiotaxi: «Sarà un flop totale»

Sciopero taxi oggi, quando e dove si fermano. A giugno i decreti taglia-code
di Giacomo Andreoli
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Martedì 21 Maggio 2024, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 07:18

Scatta in un clima di confusione il nuovo sciopero dei taxi di oggi. Il nodo della discordia sono tre decreti governativi, con presunti favori a Uber e noleggiatori senza conducente. Ma ci sono poche certezze sulle adesioni alla protesta. I sindacati dicono tra il 70% e il 90% dei lavoratori, ma tra le cooperative serpeggia anche una stima del 10% che sa di flop, come accadde ad ottobre. Le auto bianche saranno ferme nelle principali città italiane dalle 8 alle 22, con delegazioni da tutto lo Stivale che si incontreranno a Roma, in una manifestazione in piazza San Silvestro dalle 11 alle 17. Saranno garantiti comunque i servizi essenziali, come le corse da e per gli ospedali.

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Le 57 sigle delle auto bianche, da Usb Taxi e Uiltrasporti a Federtaxi e Ugl Taxi, hanno nel mirino i decreti attuativi di un dpcm del 2019 sulla riorganizzazione del settore, con il censimento sui taxi presenti in Italia. Ci lavora il ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini, in coordinamento con quello delle Imprese del collega Adolfo Urso (“colpevole”, per i sindacati, di aver incontrato i vertici di Uber). Il primo decreto è sul Registro elettronico nazionale del settore, l’altro sul foglio di servizio per gli Ncc, l’ultimo sulle piattaforme digitali d’intermediazione (quelle fornite dai tassisti, ma anche dalle multinazionali come Uber, Bolt e Freenow).

La preoccupazione delle sigle è che le nuove regole possano rendere la concorrenza degli Ncc e delle big americane (e dei loro algoritmi) schiacciante, facendo salire i prezzi per i clienti fino al 400%.

LA CONTROVERSIA
Almeno questo sarebbe stato scritto in alcune bozze dei decreti circolate nelle scorse settimane. Bozze cambiate più volte, con i testi ora in mano al Garante della Privacy. I sindacati dicono che non c’è stata un condivisione finale, ma anzi uno stop al tavolo con il governo. Il Mit smentisce. Il parere del Garante arriverà a giorni, poi l’esecutivo vuole accelerare, organizzando un nuovo tavolo con i sindacati e approvando i decreti dopo le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Fonti del ministero dei Trasporti ribadiscono a Il Messaggero che state accolte la maggior parte delle osservazioni di tassisti e Ncc, con un «giusto equilibrio». Ad esempio sulle deroghe al foglio digitale di servizio (su cui però il Garante in passato ha espresso perplessità), previste solo per gli Ncc nei piccoli comuni senza taxi.

L’obiettivo, per il Mit, è avere più autorizzazioni e più vetture in circolazione. Quindi maggiore facilità per gli utenti di trovare un taxi o un Ncc grazie alle app. E, a regime, code minori, anche visto il parallelo percorso di aumento di licenze e seconde guide in varie città dopo il decreto Asset. A Roma, con percorso autonomo del Campidoglio, ne sono state appena annunciate tremila tra taxi e Ncc. A Milano e Bologna oltre 500. Questo, dicono dal ministero delle Imprese, «senza equiparare Uber al servizio taxi». Le sigle delle auto bianche, però, questo rischio lo vedono eccome. «In una delle bozze visionate - spiega Nicola Di Giacobbe (Unica Taxi Cgil) - si mettevano sullo stesso piano le centrali radio con i servizi delle multinazionali, mentre non c’è alcuna volontà manifesta di tassare il costo di intermediazione di queste grandi aziende, pareggiando le condizioni con i tassisti che sono a tariffa amministrata dai Comuni». Per Claudio Giudici di Uritaxi, invece, «c’è la possibilità di cambiare il nome dell'utente che ricorre all’Ncc fino all'ultimo momento in caso di prenotazione, cosa che farebbe caricare loro chiunque vogliono, mettendo in difficoltà i taxi».

Gli Ncc, dal canto loro, non vogliono obblighi di rientro in rimessa al termine di ogni viaggio, pratica già dichiarata incostituzionale dalla Consulta nel 2020. C’è poi la questione delle tariffe: Uber le ha aumentate dell’83% negli ultimi quattro anni, mentre a Roma l’indicizzazione all’inflazione è ferma dal 2013.

I CONSUMATORI
«Le licenze - per Loreno Bittarelli, presidente dell’Unione Radiotaxi d’Italia - vanno aumentate, ma gradualmente, insieme al miglioramento della viabilità in città complesse come Roma.

E se c'è più concorrenza vanno fatte crescere anche le tariffe. Noi con Uber abbiamo fatto un accordo, ma i nostri servizi vanno distinti. Detto ciò allo sciopero parteciperà il 10% dei tassisti: un vero flop». Critiche con i tassisti le associazioni di consumatori, da Codacons e Assoutenti all’Unc. Parlano di «sciopero inutile» che serve solo «a mantenere privilegi di casta».

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