Morto dopo l’aggressione, spunta un super testimone. Uno degli aggressori: «Teodoro, se insisti sai come va a finire»

Avrebbe incontrato i suoi killer in piazza. Ullasci, 52, era invalido

Morto dopo l’aggressione, spunta un super testimone. Uno degli aggressori: «Teodoro, se insisti sai come va a finire»
di Marcello Ianni
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Martedì 26 Marzo 2024, 12:17

«Teodoro, se insisti sai come va a finire». Spunta un super testimone nell’ambito della rapina che sarebbe sfociata in omicidio preterintenzionale, che ha portato alla morte, venerdì scorso, di Teodoro Ullasci di 52 anni, invalido, lungo via Fortebraccio. Si tratta di uomo che sentito dagli investigatori della seconda sezione della Squadra mobile, diretta da Roberta Cicchetti, che ha raccontato di essere passato lungo via San Bernardino alle 17 e di aver udito la frase, proferita da una persona di carnagione olivastra, (successivamente identificato come Carlos Omar Morales, cubano di 24 anni, arrestato insieme a Alexandru Dumitru Balan, 38 anni romeno, entrambi residenti da tempo nella frazione di Preturo, nel territorio dell'Aquila, assistiti dall’avvocato Giulio Agnelli) nei riguardi della vittima. Minaccia rivolta in «maniera fredda a distaccata e senza mostrare segni di agitazione» da parte di Morales.


L’AIUTO
Il testimone, poco dopo essere arrivato nell’istituto religioso delle suore “Ferrari”, in via Fortebraccio, era stato attirato dalle richieste di aiuto di due ragazze che chiedevano di soccorrere un uomo a terra, Ullasci appunto, in stato di incoscienza. Sempre dalla ricostruzione fatta dagli investigatori, il  52enne residente nel Progetto Case della frazione di Tempera, incapace di difendersi proprio per la sua disabilità, era stato raggiunto da un calcio e da un cazzotto, sferrati da Morales, che lo ha fatto cadere a terra. Solo dopo Balan ha raccolto da terra un sampietrino, pronto ad utilizzarlo - suppongono le ingadini - se la vittima avesse in qualche modo dato segni di reazione. Entrambi poi avrebbero infierito sulla vittima, derubando di tutto quello che aveva.

L’accusa al momento poggia su sette indizi: le videoriprese, l’identificazione dei due fermati da parte degli agenti della Mobile, il rinvenimento e sequestro della pietra impugnata dal Balan, il confronto positivo tra gli indumenti indossati nel momento del delitto con quelli rinvenuti nel corso della perquisizione, il rinvenimento del portafogli vuoto e del telefono cellulare della vittima ed infine le dichiarazioni rese da due testimoni (due donne che avevano fatto partire le richieste di aiuto al personale medico del 118 e alla Polizia) insieme al supertestimone.

Intanto è fissata a domani l’autopsia sul 52enne sardo che verrà eseguita dal dottor Giuseppe Calvisi. Accertamenti determinanti per capire se e quanto possono aver influito le percosse subite dalla vittima. Le indagini proseguono per definire, andando a ritroso, sempre attraverso l’ausilio delle telecamere dove il terzetto si sarebbe incontrato per bere (a quanto pare in un bar di piazza Duomo) e in che modo si sia ritrovato a percorrere lo stessa strada nella stessa direzione. Anche dai telefoni gli investigatori sperano di capire la tipologia dei rapporti tra loro intercorsi nel tempo.
 

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