Una croce di ferro, un biglietto stampato come “lapide”: “Soggetto ignoto” e poi giù non l’anno di nascita, solo quello di morte, anzi di sepoltura - il 7 aprile 2023 - e gli estremi dell’atto con cui la procura della Repubblica di Sulmona ha autorizzato l’inumazione. È andato sotto terra, l’altro giorno, nel cimitero di Anversa degli Abruzzi, il corpo, o meglio quel che ne è restato, dell’uomo che il 30 luglio scorso venne trovato cadavere lungo la strada che porta a Castrovalva, che di Anversa è una minuscola frazione. Le indagini formalmente restano aperte, ma sotto terra sono andate anche e soprattutto le speranze che possano portare a qualcosa. Almeno ad identificare quel cadavere ritrovato nudo, avvolto in un lenzuolo, chiuso in un sacco a pelo, ormai in avanzato stato di decomposizione. L’uomo senza volto, il cui viso è stato mangiato dagli animali selvatici e a cui gli inquirenti non sono riusciti a restituire neanche un’identità. Che lì, lungo un sentiero poco frequentato che dalle sorgenti del Cavuto sale a Castrovalva, è stato ritrovato da due escursionisti stranieri in una torrida mattina di fine luglio. Morto da una decina di giorni, dirà poi la ricognizione cadaverica. Abbandonato, più che ucciso, tra quei monti.
Non si sa, non si è mai saputo e probabilmente non si saprà mai da chi e perché. Le impronte digitali che il medico legale è riuscito a ricavare dai suoi resti non hanno avuto alcun riscontro sulla banca dati delle forze dell’ordine: non un pregiudicato, dunque, ma nemmeno qualcuno di cui l’assenza è stata denunciata. Nelle segnalazioni di persone scomparse nessuno che assomigli al profilo che gli inquirenti ne hanno fatto: capelli bianchi ed età avanzata, gli unici indizi. A nulla sono serviti i riscontri sulle celle telefoniche agganciate nella zona a metà luglio, nessun indizio hanno dato le immagini delle videocamere del vicino casello autostradale di Cocullo da dove, si presume, chi lo ha abbandonato è passato.