Grecia, banche al check-up: rischio buco da 30 miliardi

Grecia, banche al check-up: rischio buco da 30 miliardi
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Sabato 8 Agosto 2015, 06:02 - Ultimo aggiornamento: 11:54
Mario Draghi anticipa il check up sulle grandi banche greche. Da lunedì prossimo ricominciano gli accertamenti clinici (comprehensive assessment) destinati ad appurare l'incidenza dello choc del debito pubblico che ha messo in ginocchio Atene, abbia debilitato la solidità di Eurobank, Banca nazionale di Grecia, Banca del Pireo e Alpha bank. Queste banche hanno superare quasi indenni gli stress test di ottobre scorso. Secondo le stime della Banca di Grecia il deficit di capitale si aggira attorno a una forchetta di 15-30 miliardi che fino ad alcuni giorni fa, si pensava potesse concentrarsi su 20-25, vale a dire più o meno la parte mediana. Dalle ultime consultazioni, ci sono segnali che il buco possa sforare la parte alta della forchetta. Di qui la necessità che le analisi siano rigorose e si compiano in poche settimane perchè Bce e Banca di Grecia, sotto l'occhio vigile della Commissione europea entro fine ottobre, devono avere in mano i risultati definitivi.



Gli organi di Francoforte sono tornati in stato di allerta, nonostante agosto: come accaduto nelle settimane a cavallo del referendum greco del 5 luglio, consiglio direttivo e supervisory board tengono consultazioni frequenti. A metà della prossima settimana, quindi quasi a ridosso di ferragosto, potrebbe esserci una convocazione d'urgenza legata all'andamento del test sulle banche greche visto che, dai template (tabulati) contenenti le prime richieste alle banche su alcune voci di bilancio, sarebbe emerso, per esempio, che i primi quattro istituti hanno dovuto sopportare una fuga di oltre 54 miliardi depositi, causati anche da cinque settimane di chiusura. L'altro indicatore rosso riguarda il livello di sofferenze salito dal 25% di giugno al 31% dei giorni scorsi. Colpa soprattutto del segno meno della crescita del pil: alcuni giorni fa da consultazioni delle Autorità europee sarebbe venuto fuori che la crescita dell'economia potrebbe essere negativa del 7% circa, un indicatore che fa tremare le vene ai polsi per le conseguenze dirette sulle imprese e naturalmente sui prestiti a loro erogati dagli istituti. C'è da decidere appena il quadro sarà chiaro anche in base al fabbisogno di capitale necessario, quando e come procedere agli aumenti di capitale. Tempi e modalità sono di primaria importanza. Da gennaio 2016 parte in tutta Europa la procedura di bail-in, il salvataggio con i soldi interni alla banca, che si contrappone al bail-out, ovvero il salvataggio dall'esterno tramite le risorse esterne. Quindi, quando un istituto salta in aria (l'austriaca Hypo Alpe Adria è fallita nuovamente di recente dopo essere stata salvata lo scorso anno), si bussa cassa agli azionisti. E nel caso fosse necessario, si coinvolgeranno i risparmiatori oltre 100 mila euro. Sino a fine anno invece si potrà ricorrere al cosiddetto burden sharing: conversione in equity dei prestiti subordinati. Ma il grosso dell'intervento potrebbe essere a carico dell'Esm, il meccanismo europeo di stabilità supportato da prestiti alla Grecia che chiama in causa l'Europa. Di fronte a questi due scenari c'è il rischio che se gli aumenti si faranno nel 2016, si potrebbe far in modo di contenerne la portata per non dare un altro colpo di grazia ai risparmiatori greci. Ieri Atene ha rimborsato 186,3 milioni al Fmi. Atene intanto dovrebbe rimborsare 3 miliardi alla Bce.

r. dim.