Il crollo del titolo di Leonardo ha mandato in fumo 1,75 miliardi di euro di capitalizzazione del gruppo aerospaziale controllato dal Tesoro. Il valore di Borsa della società è sceso in una seduta da 8,15 a 6,4 miliardi di euro.
Non è piaciuto agli investitori il calo dell'utile dei 9 mesi (-23% a 272 milioni), così come il taglio delle stime 2017. Quasi invariati i ricavi (-0,6%), poco sotto gli 8 miliardi di euro, mentre gli ordini sono saliti del 5% a circa 34 miliardi. Non hanno aiutato le parole pronunciate ieri dall'amministratore delegato Alessandro Profumo, che ha definito quello in corso come «anno nel suo complesso più duro del previsto», con risultati «ampiamente in linea» per i settori «aeronautico ed elettronica della difesa», ma indeboliti dalla divisione elicotteri. A poco è valsa la fiducia sulle
«opportunità nel medio termine» del Gruppo manifestata dal'ex-banchiere, che ha annunciato la presentazione del nuovo piano industriale «a fine gennaio».
Più cauta la reazione di Moody's, l'agenzia di rating che ha mantenuto invariata la propria valutazione sul merito di credito di Leonardo, confermando anche l'outlook positivo in attesa di vedere i conti dell'intero anno. Moody's ha riconosciuto che «il peggioramento della divisione elicotteri è significativo e le divisioni Elettronica e Aeronautica non saranno in grado di colmarlo», ma ha dato credito alle affermazioni di Profumo confidando sulla conferma degli obiettivi sulla generazione di cassa «grazie al maggior flusso legato alla fornitura di Eurofighter al Kuwait e all'Elettronica di difesa».
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