Dell’Utri verso un carcere d’alta sicurezza: possibile prima tappa Opera o Rebibbia

Marcello Dell'Utri
di Silvia Barocci
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Lunedì 19 Maggio 2014, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 11:02
Il suo rientro previsto non prima di una decina di giorni. Ma cosa accadrà a Marcello Dell’Utri una volta messo piede in Italia con la prospettiva di dover scontare sette anni di condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa? Di certo, per l’ex senatore si apriranno le porte di un carcere: Milano o Roma, a seconda del luogo in cui atterrerà il velivolo proveniente da Beirut su cui verrà scortato dagli agenti dell’Interpol. Sceso dalla scaletta dell’aereo, sarà preso in consegna dalla polizia penitenziaria. Gli istituti di Opera o di Rebibbia, però, saranno un transito.



L’assegnazione definitiva del condannato dell’Utri spetterà all’Amministrazione penitenziaria, dopo una serie di verifiche (anche sullo stato di salute) e dopo aver eventualmente chiesto un parere all’autorità giudiziaria di Palermo che lo ha tenuto sotto processo per una ventina d’anni. Un fatto è certo: l’ex fondatore di Forza Italia, pur avendo 73 anni, non potrà ottenere i domiciliari previsti dalla legge ex Cirielli del 2005, perché il reato per il quale è stato condannato è escluso dalla lista dei benefici per gli ultrasettantenni. Non solo. Tecnicamente, Dell’Utri dovrebbe finire in regime di alta sicurezza, vale a dire in una cella singola o al massimo con un altro detenuto, con il diritto a due ore d’aria al giorno.



IL PRECEDENTE CUFFARO

Tuttavia, il concorso esterno in associazione mafiosa non implica una partecipazione piena a Cosa Nostra. E dunque - fanno notare fonti penitenziarie - non è escluso che Dell’Utri vanga assegnato a un regime più blando, di media sicurezza: di giorno potrà svolgere attività in carcere ma fuori dalla cella, dove sarà obbligato a rientrare solo di notte. Un precedente, d’altronde, già esiste. E’ quello di Totò Cuffaro, condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia. L’ex governatore della Sicilia, una volta divenuta definitiva la condanna, nel 2011, si consegnò ai carabinieri.



Sarebbe dovuto finire in alta sicurezza, ma i magistrati di Palermo diedero in nulla osta al regime meno restrittivo, nel carcere romano di Rebibbia. Il condannato per reati di stampo mafioso, infatti, deve essere assegnato in luoghi diversi da quelli in cui è stato commesso il delitto. Milano e Palermo, almeno sulla carta, risulterebbero ”off limits” per Dell’Utri. Sempre che le condizioni di salute dell’ex senatore, in passato sottoposto ad alcuni interventi al cuore, non rendano necessario il suo trasferimento in carceri che garantiscono la presenza di centri diagnostici e terapeutici. In tal caso, rientrerebbe in gioco Milano Opera, che assieme a Parma e Catanzaro ha strutture sanitarie adeguate.
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