LA POLEMICA
La giornata di ieri era cominciata all’insegna della polemica, anche se in serata i toni si erano già ammorbiditi. Il giudice Ahmad al Ayubi, portavoce del ministero della Giustizia, sembrava voler replicare con le sue dichiarazioni a quanto detto nei giorni scorsi dal ministro Orlando, il quale auspicava «tempestività nella decisione da parte delle autorità libanesi». «Il Libano è uno Stato sovrano - ha ribattuto al Ayubi - abbiamo le nostre leggi e le istituzioni libanesi lavorano secondo le esigenze e gli approcci previsti dalla legge libanese. Naturalmente rispettiamo le leggi italiane, la sovranità italiana, le istituzioni italiane». E ha anche aggiunto: «Per noi l’Italia è sempre stata considerata un paese amico. La decisione sull’estradizione verrà adottata rapidamente, nei tempi sufficienti per studiare il dossier e formulare una convinzione giuridica in merito alla vicenda. I termini saranno il più brevi possibile».
IL GUARDASIGILLI
Da via Arenula, nel frattempo, anche il ministro Orlando aveva spiegato di essere stato frainteso. «Ho sempre riconosciuto l’importanza e l’autonomia della magistratura libanese. Non ho mai parlato di pressioni, e con la frase atteggiamento sospetto intendevo rivolgermi a quello tenuto da Marcello Dell’Utri in questa vicenda».
La decisione della procura generale è arrivata un giorno dopo l’interrogatorio dell’ex senatore da parte della sostituta procuratrice Nada al Asmar. In teoria Marcello Dell’Utri potrebbe lasciare la clinica dove si trova agli arresti a strettissimo giro di posta. «Nulla lo impedisce - ha confermato ancora il giudice al Ayubi - anche se non ho conoscenze in merito».
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