«Cucù» al posto di «Gesù» nel canto di Natale a scuola, la dirigente: «Bozza consegnata per errore». Zaia: stiamo esagerando

Ormai è diventato un caso la decisione delle maestre di Agna, in provincia di Padova

«Cucù» al posto di «Gesù» nel canto di Natale a scuola, la dirigente: «Bozza consegnata per errore». Zaia: stiamo esagerando
di Nicola Benvenuti e Marina Lucchin
5 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Dicembre 2023, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 12:59

AGNA (PADOVA) - Indignazione e rabbia. Anche se qualcuno ha cercato di ridimensionare il caso. La decisione delle maestre di Agna, in provincia di Padova, di apportare modifiche al testo di una canzone natalizia, eliminando ogni riferimento a Gesù, ha scatenato un acceso dibattito. Il sindaco si infuria, la dirigente scolastica prende le distanze e assicura che la scuola è aperta al nuovo, ma resta legata alle tradizioni della nostra civiltà, il parroco puntualizza che forse si poteva evitare tutto ciò, semplicemente scegliendo canzoni non a tema religioso. E intervniene anche il presidente della Regione, Luca Zaia, che scandisce, lapidario: «Si esagera nel politicamente corretto».

 

Recita a scuola, cucù al posto di Gesù

In ogni caso ieri mattina la recita di Natale alla scuola primaria De Amicis di Agna, piccolo paese al confine tra il Padovano e il Polesine, si è svolta regolarmente, con genitori e nonni a fare da spettatori di figli e nipotini. Anche se la scelta di togliere la parola di Gesù per sostituirla con un improbabile "cucù", ha scatenato il putiferio specie in politica.

Recita di Natale senza Gesù, festa “censurata” in una scuola di Agna per non discriminare le famiglie di altre religioni

Il sindaco indignato

Il sindaco Gianluca Piva, espressione di Fratelli d'Italia, si è mostrato fortemente contrariato, definendo la scelta «grave e irrispettosa». E con lui c'è tutto il partito, cui si aggiunge anche la Lega, il Popolo della Famiglia e, ingenerale, tutta la destra. «Intendo manifestare il mio disaccordo e disappunto relativamente a quanto accaduto nell'ambito del progetto musicale "In attesa del Natale", peraltro finanziato dal Comune di Agna», commenta il primo cittadino. E prosegue: «Ritengo grave e irrispettoso, oltreché deviante, la cancellazione imposta ai nostri figli di ogni riferimento al Natale cristiano che non impone agli alunni di altra religione alcuna conversione, ma che racchiude i valori religiosi e culturali della nostra Comunità».

La risposta della dirigente scolastica

Non si sottrae al confronto la dirigente scolastica Caterina Rigato, reggente dell'Istituto Comprensivo di Correzzola, da cui dipende la scuola di Agna: «Per errore è stato consegnato ai piccoli non il testo definitivo del motivetto, ma quello che aveva avuto delle correzioni. In sostanza per sbaglio abbiamo dato agli alunni quella che era soltanto una bozza».

Già nella prima stesura, dunque la parola Gesù non era stata contemplata dalle maestre; ai bambini doveva arrivare il testo "epurato", iniziativa quindi presa nel chiuso delle stanze delle insegnanti e che sarebbe rimasta all'insaputa dei genitori.«Sono state però presentate altre canzoni, altri testi recitati - si affretta a chiarire la preside, sottolineando che per l'occasione - son stati allestiti nell'edificio scolastico due presepi a testimoniare la Natività cattolica, che contenevano invece tutti i riferimenti al significato cristiano della festa». Non vuole polemiche il giovane parroco di Agna don Fabio Bertin: «Cristo è una persona reale, non è una leggenda, forse avrebbero dovuto scegliere canti diversi che non facessero richiami alla fede cristiana e non avrebbero avuto bisogni di essere cambiati».

La polemica


La questione è un terreno fertile per le polemiche. «L'avvenuta modifica in maniera artificiosa di una canzone di Natale nel nome di una teorica voglia di inclusione e rispetto è un grave errore: pensare di favorire l'accoglienza cancellando i riferimenti alla nostra religione, alla nostra identità, alla cultura che da secoli e secoli caratterizza il Veneto è un gesto che non possiamo accettare» evidenzia Zaia. E l'assessore Elena Donazzan: «Quale errore di valutazione porta delle insegnanti a comportarsi così? Un insegnante non può fare errori così grossolani - dichiara l'esponente di FdI -. Il Natale è certamente una festa religiosa, ma coinvolge l'intera civiltà occidentale, nei i tempi della vita e nei tempi della scuola, per i quali, non a caso, nel calendario scolastico ci sono le vacanze legate al periodo del Santo Natale».

ZAIA

«L'avvenuta modifica in maniera artificiosa di una canzone di Natale nel nome di una teorica voglia di inclusione e rispetto è un grave errore: pensare di favorire l'accoglienza cancellando i riferimenti alla nostra religione, alla nostra identità, alla cultura che da secoli e secoli caratterizza il Veneto è un gesto che non possiamo accettare». Lo dice il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, rispetto all'eco suscitata dalla notizia che in una scuola della provincia di Padova sono stati rimossi i riferimenti cristiani alle canzoni di Natale. 

«Innanzitutto - sottolinea Zaia - ricordiamo che non stiamo parlando di una preghiera, ma di una canzone. L'imposizione di una preghiera a bambini di altra fede potrebbe certamente essere subita come una forzatura. Ma questo è un testo musicale, con un profilo identitario. Incomprensibile, siamo in un Paese dove si difende giustamente qualsiasi prodotto artistico e intellettuale anche nei suoi contenuti più forti, ma in questo caso si permette di intervenire su una canzone modificandola e stravolgendola così, nel nome del 'politically correct': un'intera comunità si interroga sul perché di questa scelta». Il governatore dice di avere l'impressione «che si stia esagerando, e lo dice una persona che ha fatto della tolleranza una scelta di vita». «Ricordo anche che, ed è bene che sia studiato da molti teorici di un laicismo dogmatico, anche nell'Islam Gesù è riconosciuto come una delle figure cardine, uno dei profeti - sostiene il presidente del Veneto -. Il messaggio di pace del Natale non è certo una minaccia o un ostacolo all'incontro tra culture differenti. Così come non lo sono i simboli cristiani che riassumono l'identità della nostra gente e delle nostre comunità, un'identità che è il frutto della nostra storia e va oltre il puro aspetto religioso». Per Zaia, «se nascondiamo quelle che sono le nostre vere radici non facciamo un piacere a nessuno: né ai veneti da sempre né ai nuovi veneti. Farlo, infatti, significa rinunciare a presentarci per quelli che siamo, offrendo un'immagine della nostra società che non è quella reale, svuotando del loro senso profondo le nostre tradizioni e improvvisando una motivazione artificiale alla base delle festività che hanno da sempre cadenzato la nostra vita di comunità segnandone il cammino fino ad oggi. L'inclusione è, e deve essere - conclude - riconoscimento leale della reciproca cultura: su questo non sono disposto a scendere a compromessi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA