Le sue parole sono ultimatum, con lei vietato sgarrare. «Vuoi che diventi cattiva? E io divento cattiva», intima al telefono. A chi cerca di prendere tempo sta con il fiato sul collo: «Non me ne frega un c...o, se no quello ti taglia la testa». La sua pazienza dura poco: «Adesso mi sono rotta, le regole le faccio uguali per tutti».
DONNA DEI BOSS
Caterina Giancotti, 45 anni, specialità recupero crediti, è finita in carcere con l'accusa di avere avuto un «ruolo di organizzatore» nel clan della ndrangheta di Rho, nel milanese. L'inchiesta della squadra mobile e della Dda di Milano ha smantellato un gruppo che stava ricostruendo una locale, usando tutti i metodi tradizionali mafiosi: dagli arcaici sistemi intimidatori, come le «teste di maiale» lasciate fuori dalla porta, fino al «controllo del territorio» esigendo il pizzo, con un'attività che spaziava dal traffico di cocaina alla moderna infiltrazione nel tessuto imprenditoriale.
Caterina Giancotti era la sua pupilla. E anche «più spietata degli uomini», come sottolinea l'aggiunto Alessandra Dolci parlando delle cinque figure femminili arrestate nell'inchiesta, con accuse che vanno dall'associazione mafiosa al traffico di droga, estorsioni, minacce, violenza privata, incendio, detenzione e porto illegale di armi. Su tutte spicca la Giancotti. È la «prima volta», spiega il magistrato, «che in Lombardia verifichiamo il ruolo operativo e organizzativo di un donna» nelle cosche. È lei, stando alle intercettazioni, che passa all'incasso. Ottobre 2020, contatta un imprenditore che deve pagare un pizzo mensile di 100 euro. «No, perché le cose vanno rispettate - insiste lei - Tra mezz'ora cerca di essere qua, se no viene Marco a prenderti... sono c...i tuoi e non ti permettere. Ti facciamo un casino che la metà basta. O vieni qua o viene Marco a prenderti...e tutti i soldi!». Quindi passa il telefono a Cristian Bandiera: «Adesso ti taglio la testa, a te ed Emiliano», minaccia lui. L'uomo cerca di tranquillizzarli: «Guarda sto cercando di darteli tutti, ok? Faccio il possibile». L'ultima parola è di Caterina Giancotti: «No, io non ti lascio tranquillo perché oggi li devi portare».