Il più piccolo, che quella notte maledetta era ancora minorenne, ha confessato tutto pur cercando di sminuire il suo ruolo. Gli altri hanno tentato invece di difendersi spalleggiandosi a vicenda e provando a cancellare l'orrore dello stupro di gruppo. È quanto emerge dai primi interrogatori dei sette indagati per la violenza sessuale subita, una notte dello scorso luglio, da una ragazza di 19 anni. Tentano di smentire la denuncia della vittima, di picconare la sua credibilità gettando ombre e sospetti sul comportamento tenuto prima e durante i terribili fatti che hanno segnato la sua già difficile vita. Agli atti dell'inchiesta c'è una perizia, chiesta dalla Procura di Palermo, che traccia il profilo psicologico della diciannovenne. «Racconta ciò che ha vissuto, cancellando le emozioni, frammentando le sequenze narrative e nascondendo a sé stessa il significato profondo degli accadimenti, soprattutto se dolorosi», dicono gli esperti. Appare «fredda e distaccata», ma è una sorta di «compenso psichico». Un tentativo di allontanare le angosce per renderle meno dolorose. I periti non hanno dubbio alcuno sulla sua «idoneità alla competenza testimoniale».
GLI INDAGATI
Ci sono dei distinguo nelle posizioni degli indagati, tanto che l'unico minorenne coinvolto (ha compito 18 anni poco dopo l'arresto) è stato rimesso in libertà dal giudice per le indagini preliminari, mentre il Tribunale del Riesame ha deciso di lasciare in carcere altri due indagati.
La 19enne non lo conosceva, ma ha capito che era il più piccolo tra i ragazzi incontrati alla Vucciria che sarebbero divenuti i suoi aguzzini. L'hanno fatta bere e fumare spinelli. Durante l'interrogatorio di garanzia, messo di fronte all'evidenza del video, il giovanissimo indagato ha spiegato di essere stato il primo ad avere avuto un rapporto sessuale con la ragazza. Il minorenne ha aggiunto di averla aiutata a rivestirsi e l'ha sorretta mentre si allontanavano dall'angolo buio di un cantiere al Foro Italico, chiuso da una recinzione di lamiere in un tratto della passeggiata a mare non ancora restituita alla città. Il procuratore per i minorenni Claudia Caramanna aveva espresso parere contrario alla sua scarcerazione. Il gip lo ha collocato in comunità ritenendo che ci siano le condizioni per la rieducazione, obiettivo primario in caso di coinvolgimento di minorenni. Il pm sta già lavorando al ricorso. Per due maggiorenni è arrivato il no alla scarcerazione da parte del Tribunale del Riesame. Il primo si è difeso sostenendo che la diciannovenne fosse consenziente, Il secondo per il quale è stata respinta l'istanza di scarcerazione è colui che ha filmato la scena.