Sparò e uccise un ladro nel 2019, tabaccaio ora a processo per omicidio volontario: la vicenda

Inizialmente accusato di eccesso di legittima difesa, Franco Iachi Bonvin verrà ora giudicato col rito abbreviato come richiesto dai legali

Sparò e uccise un ladro nel 2019, tabaccaio ora a processo per omicidio volontario: la vicenda
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Giovedì 28 Marzo 2024, 19:38 - Ultimo aggiornamento: 19:44

È stato rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio volontario Franco Iachi Bonvin, il tabaccaio di Pavone Canavese (Torino) che la notte tra il 6 e il 7 giugno del 2019 uccise con un colpo di pistola un ladro sorpreso a commettere un furto nella sua attività. Inizialmente accusato di eccesso di legittima difesa, l'uomo verrà ora giudicato col rito abbreviato come richiesto dai legali. «Chiederemo l'assoluzione ai sensi della nuova legge sulla legittima difesa», spiegano gli avvocati Mauro Ronco e Sara Rore Lazzaro. L'udienza è stata fissata il prossimo 10 maggio.

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Il cambio di imputazione

Sarà processato con rito abbreviato con l'accusa di omicidio volontario il tabaccaio di Pavone Canavese, nel torinese, che nel giugno 2019 sparò e uccise Ion Stavila, 24 anni, un moldavo che, insieme a due complici, stava rubando la macchinetta cambiamonete nel bar-tabaccheria sotto casa. Il processo avrà inizio il prossimo 10 maggio in tribunale a Ivrea.

Nelle fase iniziali dell'inchiesta il tabaccaio era stato accusato di eccesso di legittima difesa. «Mi ha sorpreso la modifica del capo d'imputazione - spiega all'Adnkronos uno dei suoi legali, Mauro Ronco - perché sono convinto che il mio assistito abbia agito non in un eccesso di legittima difesa ma in piena legittima difesa soprattutto se si considera la valenza della norma dell'articolo 55 del codice penale che prevede che sia esente da ogni responsabilità chi che nell'ambito della propria abitazione o nei luoghi pertinenti a questa abbia agito spinto da un grave turbamento di carattere psichico in relazione alle modalità del fatto. Quindi - conclude il legale - sono convinto che siamo di fronte a una situazione che dovrebbe concludersi con l'assoluzione». 

Le ricostruzioni

Per il perito dell'accusa il tabaccaio sparò dal balcone di casa (dove sono state rilevate tracce di polvere da sparo); per il perito della difesa, invece, l'uomo sparò da terra, solo quando si trovò di fronte il ladro. In un primo momento erano indagati nella stessa inchiesta anche i due complici. Avrebbero dovuto rispondere di furto aggravato per il colpo di Pavone e per aver rubato il giorno prima, a Ivrea, il furgone utilizzato per la razzia. La posizione di entrambi è stata però stralciata. La vicenda del tabaccaio di Pavone, a livello nazionale, fu il primo caso dopo l'entrata in vigore della nuova norma sulla legittima difesa, sostenuta da Matteo Salvini. Nei giorni successivi all'episodio venne anche promossa una fiaccolata di solidarietà che attraversò il centro di Pavone e si concluse sotto casa dell'uomo. Negli anni recenti, altri tabaccai sono andati a processo per la morte di ladri o rapinatori: tra i casi quelli di Civè di Correzzola (Padova) nel 2012 e Milano nel 2011. Condannati in primo grado, entrambi i commercianti sono stati assolti in appello. In Piemonte alla fine del 2023 è stato condannato a 17 anni il gioielliere di Grinzane Cavour (Cuneo) che uccise due rapinatori. Nelle motivazioni del giudice decisivo il fatto che il commerciante aveva inseguito i rapinatori all'esterno del negozio.

Le parole dell'ex collega

«Ho sentito il mio ex collega, ho voluto manifestargli la mia solidarietà. Perché alla fine, solo chi c'è passato può capire cosa si prova, qual è lo stato d'animo, l'umore, quei momenti in cui uno le pensa tutte». Franco Birolo, l'ex tabaccaio di Civè di Correzzola che il 26 aprile del 2012 uccise con un colpo di pistola un ladro che si era introdotto nel suo negozio, commenta così all'Adnkronos la notizia del rinvio a giudizio con l'accusa di omicidio volontario di Franco Iachi Bonvin. «Capisco benissimo quella sensazione che si prova quando subisci continui tentativi di furti, rapine, e il desiderio di metter fine a quella agonia che ti perseguita. Io di fronte all'aggressione ho preferito reagire, purtroppo in tanti che hanno scelto di subire sono morti», continua. «Mi sento spesso anche con gli altri che io chiamo 'colleghi di sventurà - aggiunge Birolo - ci scambiamo punti di vista, solidarizziamo. Cerco di essere di supporto perché so cosa si passa quando ti ritrovi a dover subire un processo. Immaginiamo un qualsiasi commerciante che lavora dalla mattina alla sera con margini di guadagno che non sono quelli di un imprenditore o di un politico. Un commerciante che vive di quello che vende, che non può evadere. Lui conta i centesimi e poi arrivano questi e spaccano tutto, depredano l'attività, lasciano una montagna di danni e distruzione. Nessuno risarcisce, non certo i ladri, quando anche vengano presi. Io mi sto battendo da anni anche per questo: non è possibile che un delinquente non debba pagare i danni che causa. Insieme al senatore Ostellari stiamo portando avanti il progetto per cui questi, una volta detenuti, possano lavorare in carcere così da poter ripagare le vittime dei loro furti».

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