Mensa dell’ospedale, servizio sospeso: disagi e polemiche

Per medici e infermieri aumentano i costi. Il direttore sanitario: «Disponibili pasti da asporto»

L’ospedale Santa Maria Goretti di Latina
di Fabrizio Scarfò
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Domenica 28 Aprile 2024, 06:50

È ormai da diverso tempo che la mensa dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina ha interrotto il servizio per medici e infermieri a causa della quasi totale assenza di persone che ne fruivano, situazione che ha spinto la società che la gestisce a non aprire più i battenti ai lavoratori del nosocomio. Una sospensione che rappresenta solo l’ultimo capitolo delle varie vicissitudini che hanno riguardato il servizio di ristorazione della struttura negli ultimi anni.

Prima fra tutte la pandemia di Covid e le sue conseguenze, che costrinsero la mensa a chiudere durante tutta la fase di emergenza dovuta alla diffusione del virus. Superato il momento di maggiore criticità, tuttavia, la ditta che la gestisce chiese e ottenne dall’amministrazione del Goretti di poterla utilizzare temporaneamente come deposito per l’acqua. Una fase solamente transitoria, prima di una nuova riapertura che però durò solamente fino all’ottobre del 2022, quando andò in scena una seconda chiusura. Il motivo, questa volta, aveva suscitato un botta e risposta tra il mondo politico e la dirigenza della Asl pontina: secondo l’esponente di Forza Italia Giuseppe Simeone, infatti, era stata causata dalla «presenza di topi, sembra anche di grandi dimensioni», mentre l’Azienda sanitaria locale aveva smentito, sottolineando che il centro cottura era stato temporaneamente chiuso «per consentire l’esecuzione di una serie di attività necessarie al miglioramento funzionale, della qualità e sicurezza del servizio», così da «garantire adeguati standard igienico sanitari e migliori livelli qualitativi dei pasti».

Terminati i lavori e riaperta la mensa, il penultimo capitolo della vicenda risale al gennaio 2023, quando quella che doveva essere un'ispezione di routine dei carabinieri dei Nas, una di quelle programmate per verificare che tutto fosse in regola, portò al sequestro di 30 chili di carne scaduta da circa una settimana. Un fatto grave se si pensa che sarebbe stata somministrata ai pazienti, persone che ovviamente non sono in buona salute e che necessitano dunque di massima tutela. Tant’è che per il rinvenimento dei prodotti scaduti il responsabile della mensa si vide addebitare una sanzione amministrativa di circa duemila euro.

Si arriva così ad oggi, con la sospensione del servizio causata dalla quasi totale assenza di fruitori, preso atto del progressivo calo del numero di medici e infermieri che vi andava a mangiare dalla fine della pandemia in poi e che ha spinto la società a chiedere alla direzione l’interruzione del servizio. Una scelta che ha causato molti malumori tra coloro che lavorano nella struttura, molti dei quali lamentano di avere come unico punto di riferimento per consumare i pasti il bar-tavola calda all’entrata dell’ospedale, dove ovviamente i prezzi sono più alti di quelli che offriva la mensa. «In caso di richiesta dei dipendenti questi ultimi possono ricevere un pasto d’asporto» ci ha tenuto però a precisare il direttore sanitario dell'ospedale, Sergio Parrocchia.

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