Isola pedonale, pioggia di critiche: «Riaprire metà piazza non aiuta centro e città»

Isola pedonale, pioggia di critiche: «Riaprire metà piazza non aiuta centro e città»
di Andrea Apruzzese
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Venerdì 29 Marzo 2024, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 11:09

LA DISCUSSIONE

La decisione della giunta del Comune di Latina di riaprire parte dell'isola pedonale è stata assunta senza tenere conto delle linee di indirizzo per la redazione di un Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile), dell'ambiente, della storia architettonica della città, delle esigenze delle persone diversamente abili e contro questa scelta sarebbe possibile anche un ricorso al Tar come class action. È quanto affermato ieri nella manifestazione "L'isola che non isola" organizzata da tutte le forze di opposizione e diverse associazioni. Una manifestazione su cui è piombata, pochi istanti prima dell'inizio, la notizia dell'approvazione in giunta dell'annunciata delibera di istituzione dell'isola permanente, con i tagli previsti.

UN'ISOLA PER TUTTI

È Giuseppe Pannone del Pd ad aprire le danze di un convegno moderato da Elettra Ortu La Barbera (Lbc) e Nazzareno Ranaldi (Per Latina 2032), esaminando le linee di indirizzo del Pums che, ha ricordato, «indicano come punti di forza proprio isole pedonali e piste ciclabili, e come punti deboli l'uso dell'auto privata; con questa decisione che riapre al traffico un tratto di piazza del Popolo, istituendo anche nuovi stalli auto, la giunta entra in plateale contraddizione con le linee di indirizzo del Pums, elementi che costituiscono il cuore della revisione della mobilità conformi a decreti ministeriali risalenti al 2019. È un documento in cui ci sono flussi di ingresso e in uscita con orari per tipologia singola di mezzo, studi sulla sosta e altro: tutto questo alla fine risulta inutile, se l'indirizzo è intervenire con una visione non complessiva della città. Se l'esigenza era trovare altri stalli, si poteva riaprire la parte alta delle ex autolinee di via Pio VI, o realizzare il piano Abc sul porta a porta: in centro ci sono cassonetti che, se tolti, farebbero recuperare 250-300 posti auto».

I FALCHI

Più dura Maria Teresa Accattino, presidente della sezione di Latina di Italia nostra, che ha presentato tutti gli studi sull'isola di piazza del Popolo a partire da quello di Vincenzo D'Erme del 1985 fino a quello di WIlmotte; è lei ad annunciare la possibilità di «una class action perché ci sono molte persone preoccupate per l'apertura di questo tratto di strada in piazza del Popolo, sia per lo smog sia per il rumore, perché i ragazzi mettono la musica alta nelle loro microcar. C'è dunque la possibilità di un ricorso al Tar».

NATURA

È poi Giuseppe Parsi, ex dirigente del Corpo forestale dello Stato a puntare il dito contro «un consumo di suolo che a Latina ha visto il secondo maggiore incremento tra le città del Lazio. Abbiamo una copertura pari a 4.256 ettari, il 15% della superficie comunale, e soprattutto, nei soli anni 2006-2012 sono stati consumati 149 ettari. Oggi l'incremento è in calo, ma resta comunque significativo. Copertura vegetale? Si, ma alla prova dei fatti, non è concreta, manca una reale attenzione, manca una visione olistica che possa riguardare una cura del verde: le aree verdi versano in condizioni non felici, occorrerebbe un maggiore coordinamento».

FERITE E BARRIERE

«L'architettura si mette a disposizione - ha poi aggiunto Pietro Cefaly (Casa dell'architettura) ma bisogna affrontare la storia degli edifici che è storia della città e delle persone: riconoscere le ferite di Latina e trasformarle in cicatrici, intese come intervento tecnico che le risana come avvenuto per il Muro di Berlino».
«Se vogliamo che un'isola pedonale sia fruita, dobbiamo dare a tutti la possibilità di usufruirne - ha spiegato Patrizia Scarselletti (Unione italiana ciechi e ipovedenti) - anche un vaso di fiori basso, non segnalato, per noi è una barriera architettonica. A Latina spesso gli autobus non si fermano neanche di fronte al bastone bianco, e se si sale a bordo manca la voce guida che indica percorso direzione e fermata; per non parlare delle paline alle fermate».
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