“Si sono sentiti tutti un po’ figli di Emilio che ha saputo coniugare le diverse forme di paternità- ha detto frate Antonio davanti la bara marrone chiaro con la bandiera con l’inseparabile panda del Wwf- Ognuno mi ha dato notizie su quello che Emilio ha lasciato a ciascuno di voi, soprattutto il linguaggio dell’amore che non si consuma soltanto con il rito”. Frate Antonio ha sottolineato la passione del professore Selvaggi per ogni ambito della vita e di come si sia sempre speso per condividere con gli altri lo stupore di fronte a ogni cosa della natura. “Penso sia una persona molto gradita a Dio” e ha concluso l’omelia dicendo: “Ha lasciato un vuoto incolmabile ma anche un pieno colmabile continuando il suo percorso, mordendo la vita con la sua stessa passione e uscendo arricchito da ogni nuovo incontro con l’altro”. Perché per lui era fondamentale includere e mai escludere.
Poi l’ultimo saluto al Parco della Rimembranza, il suo parco, che tanto ha amato e custodito dedicando il valore inestimabile del tempo a ogni zolla di terra, farfalla e fiore che ci sono lì. “Era la sua seconda casa” ha detto Franca Maragoni, presidente del Gruppo Litorale Pontino. Poche ma toccanti parole anche quelle dell'amico Giovanni Iudicone, sopraffatto dal dolore. Di “genius loci” ha parlato il sindaco Nicola Procaccini riferendosi a Emilio Selvaggi e impegnandosi a nome dell’amministrazione a proseguire il suo cammino. Anche Raniero Maggini del WWF Italia ha voluto ringraziare il professore per aver incarnato nella quotidianità i valore fondanti dell’associazione ambientalista. E poi il feretro è partito, per il secondo viaggio del professore di tutti.
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