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Intelligenza artificiale, le studiose Usa: «Donne discriminate»
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Giovedì 9 Maggio 2019, 15:41
L’Intelligenza Artificiale (AI) è una faccenda da uomini bianchi. In ambito accademico sia nelle industrie, le donne sono pochissime ed è molto esigua anche la presenza di neri e ispanici. La conferma arriva da un rapporto di tre ricercatrici dell’AI Now Institute all’università di New York. Nel settore, afferma, c’è una «crisi di diversità». Oltre l’80% dei professori che si occupa di intelligenza artificiale è uomo, e nell’industria va anche peggio. Le donne rappresentano solo il 15% dello staff di ricercatori sull’AI di Facebook, e il 10% in Google, mentre mancano dati sulla presenza di transessuali e altre minoranze di genere. Ancora più forte la disparità se si guarda al colore della pelle: i dipendenti neri di Google che si occupano di AI sono il 2,5% del totale, e arrivano al 4% in Microsoft e Facebook. Il trend, che ricalca quello dell’industria hi-tech, ha come conseguenza lo sviluppo di sistemi e tecnologie di intelligenza artificiale in cui è insito il pregiudizio, avvertono le studiose. Ne è un esempio il software sviluppato tra il 2014 e il 2017 da Amazon per valutare i curricula in modo obiettivo, e che è stato eliminato dall’azienda perché discriminava le donne. «La crisi di diversità nell’AI è ben documentata e di ampia portata. La si può vedere nella disparità dei posti di lavoro, delle assunzioni e promozioni, e nelle tecnologie che riflettono e amplificano stereotipi e pregiudizi», scrivono le ricercatrici, che invitano a intervenire subito perché «i sistemi basati su AI influenzano già la vita di milioni di persone».
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