Fani Willis, la procuratrice della Georgia che ha accusato Donald Trump del reato più grave tra i tanti di cui deve rispondere, può restare al suo posto ma a condizione che siluri Nathan Wade, il procuratore da lei assoldato per istruire il caso contro il tycoon e con il quale ha avuto una relazione. Dopo un processo durato due mesi e degno delle migliori sceneggiature hollywoodiane - tra sesso, soldi, potere e politica - il giudice Scott McAfee ha preso la sua decisione e, in una sentenza di 23 pagine, ha spiegato che l'accusa non è riuscita a dimostrare l'esistenza di un conflitto di interessi.
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Fani Willis, cosa è successo
Mike Roman, il co-imputato di Trump nel processo per il tentativo di ribaltare i risultati elettorali del 2020 in Georgia, sosteneva che Willis avesse tratto vantaggi dai lauti guadagni di Wade, guadagni prodotti dal prestigioso ruolo che la procuratrice stessa gli aveva assegnato.
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Fani Willis, le accuse sessiste
La fiera procuratrice non ha mai ceduto di fronte alle domande incalzanti e, a volte, sessiste dell'accusa. Nessun segno di debolezza, neanche quando una sua ormai ex amica ha insinuato che la relazione con Wade fosse iniziata prima che lei lo assumesse. Adesso c'è attesa per prossima mossa di Willis ma è assai probabile che la procuratrice inviterà Wade a fare i bagagli per poter continuare ad occuparsi dell'unico processo che forse può inchiodare il tycoon. Trump dal canto suo non ha preso bene la decisione del giudice. «La procuratrice della Georgia Fani Willis non può restare al suo posto e continuare la sua caccia alle streghe contro di me. È corrotta e ha lavorato con la Casa Bianca di Joe Biden per orchestrare» questa operazione, ha attaccato l'ex presidente criticando duramente la sentenza di McAfee. «Queste sono interferenze sul voto. Biden e i suoi corrotti alleati non si fermeranno di fronte a nulla per prevenire un nostro ritorno alla Casa Bianca».